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Visualizzazione dei post da agosto, 2016

il tempo dorico

Il Tempio Dorico     A pochi metri dalla riva del Mare Jonio, ai piedi del promontorio Cocinto, sono stati rinvenuti i resti del tempio Dorico che viene datato dagli archeologi all'anno 420 aC. L'edificio di cui è rimasta solo la base, misura 18X41 metri ed era provvisto di 36 colonne distribuite nel perimetro esterno. Non si è ancora certi sulle cause della sua distruzione, si suppone che già in epoca romana le sue pietre furono usate per la realizzazione di altri edifici, e non si  esclude, vista la vicinanza che l'anfiteatro romano di Marina di Gioiosa Jonica sia stato parzialmente costruito con materiale riportato anche da Kaulon. L'opera archeologica degli ultimi anni ha constatato che il tempio era coperto da tegole di cui scavi hanno rinvenuto bellissimi esemplari integri. L' indirizzo religioso è ad oggi indefinito, ma scritti storici avvicinano la tesi che sia stato edificato in onore di Giove Homarios. Quello Dorico non era il solo tempio di Kaulon,

M. cristiano e M. feudale

La sequenza di questi 10 secoli è stata per la prima volta considerata come un periodo a sé stante dagli umanisti italiani del 14° sec. che, nell’atto in cui si proponevano di dare vita a un’umanità nuova a imitazione del modello rappresentato dalla  Grecia  e da  Roma  antiche, si sentirono indotti ad accomunare nel rifiuto e nel dispregio i secoli nei quali le forme dell’arte classica erano declinate e scomparse. Ciò che era stato costruito, scolpito, dipinto nell’intervallo, veniva bollato come ‘gotico’, dal nome dei barbari saccheggiatori di Roma del 410. L’idea di un intervallo di 10 secoli che separava una decadenza da una rinascita – ancora prima di configurare una vera e propria  media aetas  – diventò poi una costante mentale suscettibile di assumere colorazioni diverse. Così, per i riformatori protestanti del 16° sec. la connotazione negativa fu rappresentata dalla corruzione, in una Chiesa imbarbarita, della vera religione, mentre per gli illuministi del 18° sec. la  media

Un accordo di collaborazione scientifica pluriennale siglato tra la Scuola Normale Superiore di Pisa e la Soprintendenza Archeologia della Calabria e il Polo Museale della Calabria, permetterà l'avvio di nuove ricerche archeologiche nel sito dell'antica città greca

Un accordo di collaborazione scientifica pluriennale siglato tra la Scuola Normale Superiore di Pisa e la Soprintendenza Archeologia della Calabria e il Polo Museale della Calabria, permetterà l'avvio di nuove ricerche archeologiche nel sito dell'antica città greca PISA - Le ricerche, individuate, concordate e promosse in stretta collaborazione con il Museo e Parco Archeologico di Locri e Kaulon, diretto da Rossella Agostino, rientrano nel programma del Laboratorio di Storia Archeologia Epigrafia e Tradizione dell'Antico (Saet) della Scuola Normale di Pisa, diretto da Andrea Giardina, con il  coordinamento scientifico di Gianfranco Adornato. Il Laboratorio, fondato nel 1984 da Giuseppe Nenci, e diretto  successivamente con risultati di grande rilievo da Carmine Ampolo, sceglie oggi la città di Locri come osservatorio privilegiato in campo archeologico e come vera e propria palestra di formazione e di metodo per gli studenti e i perfezionandi della Scuola. Inoltre que

storie scavi

Doppio appuntamento per “ Scavi, storie di miniera “, in programma il  23 agosto a Sant’Anna Arresi e il 25 a Iglesias . Organizza l’associazione Elenaledda vox, con il contributo della Fondazione Banco di Sardegna, della Regione Autonoma di Sardegna e dei Comini coinvolti. A Sant’Anna Arresi l’appuntamento è alle 21 nella piazza piazza del Nuraghe, mentre i Iglesias lo spettacolo si terrà nei Giardini dell’associazione mineraria, alla stessa ora. Sul palco, Simonetta  Soro  (voce narrante), Mauro  Palmas  (mandole) e Silvano  Lobina  (Basso). “L’idea – si legge in una nota – nasce dall’esigenza di rappresentare sotto forma di concerto le vicende e le storie umane della gente di miniera”. Lo spettacolo si articola attraverso  brevi scene , presentate da una narratrice adulta come una sorta di memoria collettiva. Le storie delle miniere sono raccontate attraverso le vicende umane e i cambiamenti che gli anni e il lavoro hanno prodotto nelle comunità sulcitane, dagli anni Trenta fin

Storia della Calabria in età antica

Storia della Calabria in età antica   Il grande prestigio e l’antica importanza e attenzione verso il territorio Calabrese è dovuto in primo luogo a ragioni di carattere geografico. La Calabria è un territorio di passaggio terrestre obbligato tra il centro della penisola e la Sicilia e si trova ad essere anche un importante approdo nelle rotte di collegamento tra il mondo Egeo e il Tirreno. La prima documentazione archeologica risale al Paleolitico, ma la grande diffusione dell’insediamento si sviluppa nella media e tarda età del Bronzo con lo sviluppo di comunità ad economia prevalentemente agricola. Nell’età del bronzo si verifica anche la prima grande strutturazione del territorio calabrese con l’emergere di culture caratterizzate da tratti culturali comuni. La grande varietà etnico-culturale al momento della creazione di insediamenti stabili si raggruppa sotto la comune definizione di Enotri. La documentazione archeologica in siti di primaria importanza come Brogio di Trebisac

storia greca

Dopo il tramonto degli  Stati micenei , la Grecia fra i sec. XI e IX a. C. subì un decadimento violento, investita da una radicale crisi di trasformazione che convenzionalmente va sotto il nome di Medioevo Ellenico. In questo periodo – in cui si assiste al succedersi della civiltà del  Ferro  a quella del  Bronzo  – le rocche micenee presentano segni di distruzione violenta, decaddero le arti, talune città cambiarono nome; commerci e attività artigianali ristagnarono e l'economia tornò alla terra. Nella città greca, ancora retta a monarchia, s'instaurò ben presto un braccio di ferro tra re e aristocrazie di sangue, destinato a risolversi a favore di queste ultime; nei sec. VIII-VII prevalsero governi aristocratici, per lo più succedutisi senza azioni di forza alle antiche monarchie: al loro interno si manifestò una lotta di classe, indice della formazione di un ceto “borghese” che a lungo andare determinò il loro tramonto. Il nuovo ceto era espressione della profonda rivo