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Storia della Calabria in età antica

Storia della Calabria in età antica
 
Il grande prestigio e l’antica importanza e attenzione verso il territorio Calabrese è dovuto in primo luogo a ragioni di carattere geografico. La Calabria è un territorio di passaggio terrestre obbligato tra il centro della penisola e la Sicilia e si trova ad essere anche un importante approdo nelle rotte di collegamento tra il mondo Egeo e il Tirreno.

La prima documentazione archeologica risale al Paleolitico, ma la grande diffusione dell’insediamento si sviluppa nella media e tarda età del Bronzo con lo sviluppo di comunità ad economia prevalentemente agricola. Nell’età del bronzo si verifica anche la prima grande strutturazione del territorio calabrese con l’emergere di culture caratterizzate da tratti culturali comuni. La grande varietà etnico-culturale al momento della creazione di insediamenti stabili si raggruppa sotto la comune definizione di Enotri.

La documentazione archeologica in siti di primaria importanza come Brogio di Trebisacce, nella sibaritide, o S. Domenica di Ricadi, nel vibonese, sono emblematici per comprendere i molteplici contatti intercorsi tra le popolazioni che solcarono le rotte marittime e che entrarono in contatto in corrispondenza di importati scali commerciali dando vita ad insediamenti stabili e strutturati. Lo sviluppo della società micenea che spinse i propri commercianti in occidente è responsabile del miglioramento dei sistemi di sfruttamento delle risorse territoriali, lavorazione della ceramica estrazione e lavorazione dei metalli, che abbondavano in Calabria e invece scarseggiavano nell’Egeo. I marinai Egei giungevano sulle coste dell’Italia meridionale portando i loro prodotti in cambio delle materie prime indispensabili per il loro sviluppo.
Dopo la brusca interruzione dei rapporti con il mondo Egeo a seguito della scomparsa dei regni micenei, che comportò, tuttavia, un ulteriore potenziamento delle comunità locali spinte al miglioramento nei rapporti di gestione territoriale, una nuova fase di contatti con il mondo greco si aprì con il VIII sec. a.C.; inizia la fase della “colonizzazione” greca in occidente che si sviluppa in Calabria e segna il momento di massima fioritura culturale della regione. L’area di maggiore occupazione delle comunità greche sarà la costa ionica mentre il versante tirrenico sarà oggetto di sub colonizzazione da parte delle stesse realtà sorte sullo ionio con un leggero scarto cronologico.

Il movimento migratorio alla base della “colonizzazione” ebbe origine da molteplici fattori di natura economica e demografica. I principali movimenti migratori partirono inizialmente dall’Eubea, ed ebbero carattere economico. Venne promosso lo stanziamento di un grande emporion commerciale sull’isola di Ischia, come snodo fondamentale per i contatti con il mondo etrusco. Successivamente vi fu uno spostamento sulla terraferma a Cuma e un successivo spostamento verso la Sicilia e lo stretto, con la fondazione di Region e Messana per il controllo di quel corridoio commerciale. Di natura demografica è invece la migrazione Achea, che ha interessato maggiormente la Calabria. Lo stanziamento di nuove realtà in occidente servì per diminuire la pressione demografica delle metropoli garantendo ai cittadini il possesso della terra.

La più antica tra le colonie magnogreche fu Sibari, fondata dagli Achei nel 720 a.C., i quali furono responsabili anche della fondazione di Crotone qualche tempo dopo. Sibari fondò sulla costa tirrenica Laos (S. Maria del Cadro) e Skydros (non localizzata), mentre Crotone, promosse la fondazione di Caulonia e dedusse Terina nel Golfo di Santa Eufemia e Skylletion nel Golfo di Squillace.

Nel VII sec. a.C. venne fondata Locri Epizefiri, da coloni provenienti dalla Locride greca, e verso la fine del secolo vennero dedotte le subcolonie tirreniche di Medma (Rosarno) e Hipponion (Vibo Valentia). In breve le Colonie vissero un importante sviluppo economico basato sulle produzioni agricole e sull’attivazione di canali commerciali con la madrepatria e con le popolazioni indigene che vennero ad essere controllate politicamente dalle città Greche. La sempre maggiore disponibilità di mezzi e risorse finì però per opporre le stesse città greche tra loro ed iniziò un periodo di lotte interne culminate con la definitiva distruzione della più importante e prestigiosa di esse Sibari nel 510 a.C., ad opera di Crotone. Nonostante la vittoria Crotone non fu in grado di gestire l’immenso territorio di Sibari, e le generazioni successive agli sconfitti provarono a rifondare la città fin quando la loro richiesta venne accolta da Pericle e venne fondata mezzo secolo dopo, nel 444 a.C., una colonia panellenica chiamata Thurii su promozione di Atene.

Dopo la caduta di Atene contro Sparta a seguito della spedizione in Sicilia e la vittoria di Siracusa, Dionisio il vecchio sposò una donna locrese ed estese il suo dominio anche in Calabria, invase Crotone e stabilì alleanze con le popolazioni Lucane. A questa alleanza le città ioniche opposero una lega, con a capo Taranto, per difendere i propri territori dall’invasione delle popolazioni indigene alleate con Siracusa.
Iniziò quindi nel IV secolo un periodo di forti instabilità politiche dovute alla sempre crescente pressione delle popolazioni indigene e venne presa l’iniziativa da parte di Taranto di chiamare condottieri stranieri per un aiuto contro i Bretii. Venne Alessandro il Molosso, sconfitto e ucciso nei pressi di Cosenza nel 330 a.C., e Pirro sconfitto da Roma nel 275 a.C..

La penetrazione di Roma nelle vicende storiche che opponevano, le une alle altre, le città della Magna Graecia si data già all’inizio del III sec. a.C., quando città come Reggio Locri e Crotone firmarono con lei le prime alleanze. Con la capitolazione di Taranto nel 272 a.C. e la fine delle guerre annibaliche il territorio dei Bruttii entrò definitivamente sotto il controllo romano, il quale si manifestò con la confisca dei territori, trasformati in ager publicus e con la deduzione delle colonie romane e latine (194-192 a.C.). Oltre alle antiche sedi delle città greche dedotte si fondarono nuovi centri amministrativi nelle sedi di piccole comunità greco-bruttie.
Il territorio così strutturato venne potenziato dai provvedimenti della riforma agraria Graccana nella seconda metà del II sec. a.C., i quali prevedevano la riqualificazione delle vie di comunicazione terrestri e marittime per favorire lo sviluppo agricolo delle terre assegnate ai veterani e così ripopolate.

Appare fondamentale, infatti, per lo sviluppo dell’economia calabrese in età romana la costruzione della principale via di comunicazione della regione, la cd. Via Popilia, ovvero il prolungamento meridionale della via Appia che congiunse Rhegium a Capua.
I grossi capitali di guerra affluiti a Roma incoraggiarono senatori cavalieri e cittadini romani ad investire nell’acquisto dei terreni e dei pascoli rimasti abbandonati, così agli inizi del I sec. a.C. anche nel Bruttium cominciarono a nascere le grandi proprietà ad economia schiavistica, inizia la cosiddetta “età della villa”. La presenza di centri urbani romani sorti con finalità amministrative, per il controllo e la gestione dei vasti territori costellati dalla presenza di medie e grandi proprietà terriere sono poco numerosi e archeologicamente poco noti ad eccezione di Blanda Julia, Copiae, Scolacium, Locri, Taureana e Rhegium.
Con la fine dell’impero Romano d’Occidente il territorio Calabrese cadde in quel progressivo isolamento che lo caratterizzò nei secoli successivi.

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