Dalla sovrapposizione dei limiti di una tale area ottenuti con siffatti criteri con i limiti reperiti in via di ricerca economica storica gegrafica e religiosa si ottiene una convincente e proficua verifica dalla quale si inferisce laparticolare omogeneità della zona soprattutto interessante è innoltre il costatare che come d'altra parte è da aspettarsi è notevolmente costante per caratteri la sua parte nucleare Riesce anche interessante notare che il centro di attrazione della zona non è mai uscito da un area che ha 6 km appena di raggio lo possiamo pertanto considerare fisso anche se in epoca preistorica era ubicato attorno a Gerace in età protostorica in Canali Janchina Patarriti in età magno greca a Locri Epizephyrii nel periodo mediovale contemporaneo nella Gerace vescovile e l' esame attento e circostanziato della realtà socioeconomica della Locride non solo ma della Calabria tutta fanno rilevare l' urgenza che venga aperto seriamente e al più presto un vasto discorso sui rapporti della città di Siderno e di Locri onde vengano fuse in un unico grande efficiente centro
A CASA ‘E GALANTOMANI, BUSSA CH’ I PEDI. A casa di signori, bussa coi piedi. Amaro riferimento del povero all'avidità dei potenti, i "galantuomini" appunto, cui bisogna rivolgersi con le mani cariche di doni (e pertanto bussare alla porta con i piedi). 2. A CASA ‘E ’MPISU NON ‘MPENDIRI LUMERA. A casa d'impiccato non appendere neanche la lucerna. Non parlar di corda in casa d'impiccato. 3. A CASA ‘E RICCU NON SI GUARDA FOCULARU. A casa di ricco non si guarda il focolare. Quando vai da chi ha la dispensa e la cantina ben fornite, non temere: si mangerà sempre bene, anche se la cucina ("focularu") è spenta. 4. A CASA ‘I FORGIARU, SPITU ‘I LIGNU. In casa di fabbro, spiedo di legno. Il colmo dei colmi: il fabbro usa lo spiedo di legno e non quello di ferro. 5. ‘ A CCHIU BRUTTA È ‘A CUDA ‘U SI SCORCIA. La più brutta da scorticare è la coda. La parte conclusiva
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