i confini naturali del versante ionico della provincia di reggio calabria iscrivono un area approssimativamente trapezodale delimintata a ne dalla catena secondaria che dal più alto monte delle sarre il pecoraro m.1420 massiccio contrafforte che si stacca dalla cima dell aspromonte e scende precipite capo spartivento a no da una cerniera montana a funzione ismica primi due confini sembrano limiti veri gli altri sono stati dei tramiti culturali attraverso quello di se il mare rappresento il tramite delle profonde mutazioni culturali dei secoli vII a cVEDI figura n.1 lunica istituzione compresa in questi limiti fisici e la diocesi di gerace locri strutura la quale dunque si presenta come un armonico adeguamento della situazione religiosa alla realta aantropogeografica delle zona la sua stessa antichita V sec o ancor prima probabilmente non permette di considerarla alla stregua di una mera sovrastruttura di governo il confine NO della dio cesi tuttavia non si identifica con quello fisico della regione essendo stato arretrato fino al fiume allaro fiume che sbocca a poco più 15 km da p stilo e che aveva definito col nome di sagras i confini settentrionali della repubblica di lokiri epizephrii si assiste cosi cosi al declassamento funzionale del pur valido confine naturale la cui inefficienza per altro aveva permesso alla repubblica di kaulonia di estendere il proprio territorio sino alla sagras e ha provocato in epoca relativamente recente gravi motivi di disordine fra le due diocesi contigue di squillace e di gerace la locrde storica non ha rispettato i confini corografici naturali il limite NOera dato dala sagras e fu ereditato della dalla strutturazione religiosa il limite interno fu sempre incerto data presenza degli indigeni pa droni delle aspromontane e serrei un netta demarcazione coll' agro
A CASA ‘E GALANTOMANI, BUSSA CH’ I PEDI. A casa di signori, bussa coi piedi. Amaro riferimento del povero all'avidità dei potenti, i "galantuomini" appunto, cui bisogna rivolgersi con le mani cariche di doni (e pertanto bussare alla porta con i piedi). 2. A CASA ‘E ’MPISU NON ‘MPENDIRI LUMERA. A casa d'impiccato non appendere neanche la lucerna. Non parlar di corda in casa d'impiccato. 3. A CASA ‘E RICCU NON SI GUARDA FOCULARU. A casa di ricco non si guarda il focolare. Quando vai da chi ha la dispensa e la cantina ben fornite, non temere: si mangerà sempre bene, anche se la cucina ("focularu") è spenta. 4. A CASA ‘I FORGIARU, SPITU ‘I LIGNU. In casa di fabbro, spiedo di legno. Il colmo dei colmi: il fabbro usa lo spiedo di legno e non quello di ferro. 5. ‘ A CCHIU BRUTTA È ‘A CUDA ‘U SI SCORCIA. La più brutta da scorticare è la coda. La parte conclusiva
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