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 Incontro con Rohlfs

                                           Ricordo di Gerhard Rohlfs

 Sono trascorsi 26 anni dal giorno in cui a Tubinga, in Germania, concludeva la sua laboriosa esistenza l’illustre studioso che, più di ogni altro, amò la nostra Terra: Gerhard Rohlfs. Era il 12 settembre 1986 ed in tutto il mondo si parlò della scomparsa del grande maestro di grecanico, che dal 1921 non tralasciò  d’interessarsi del nostro glorioso passato. Lo conferma la dedica apposta dallo stesso nel Nuovo Dizionario Dialettale della Calabria - (Longo Editore - Ravenna, 1977), che riporto:                
A VOI
FIERI CALABRESI
CHE ACCOGLIESTE OSPITALI ME STRANIERO
NELLE RICERCHE E INDAGINI
INFATICABILMENTE COOPERANDO
ALLA RACCOLTA DI QUESTI MATERIALI
DEDICO QUESTO LIBRO
CHE CHIUDE NELLE PAGINE
IL TESORO DI VITA
DEL VOSTRO NOBILE LINGUAGGIO.
 Tutti gli anni, ad eccezione della parentesi bellica, Rohlfs raggiunse i nostri paesi per  approfondire la conoscenza delle nostre tradizioni. Fu così che l’8 aprile 1979, presso la Biblioteca Comunale di Polistena, avvenne il mio primo incontro. D’allora gli amichevoli rapporti epistolari col celebre glottologo, che aveva già incluso il mio nome nel suo Dizionario, non vennero mai meno. Diverse volte lo scrittore m’interpellò nei riguardi dei suoi studi sul dialetto della nostra zona e per ogni opera pubblicata mi fece dono in anteprima delle pregevoli bozze di stampa. Ma ecco qualche cenno biografico.
 Nato il 14 luglio 1892 a Berlino, giorno della festa nazionale francese, Rohlfs interpretò questa data come una predestinazione fatidica “per una futura carriera romanistica”. Dal genitore, che possedeva uno dei più vasti vivai di Berlino, Gerhard apprese la vocazione per le piante prima che per le lingue straniere, avvenuta verso i 17 anni. Il corso di studi medi a Coburgo fino a detta età non era stato esemplare. L’improvviso e rapido mutamento fu una vera fortuna per i popoli di lingua neolatina: ormai primus omnium, compiva splendidamente la sua formazione universitaria. Dal 1914 ebbero inizio i grandi viaggi di studio  e furono cinquanta le giornate che il ricercatore allora consumò nel visitare 170 paesi fra Svizzera e Puglia: «Viaggiando per tre quarti a piedi, con lo zaino sulle spalle, frequentando le strade battute dall’umile gente, soffermandosi e familiarizzando nelle osterie e nelle trattorie di piccoli paesi interni, dormendo in piccoli alberghi, sempre interessato alle parlate locali di tutta l’Italia visitata». Nascevano le sue prime scoperte e si formavano i suoi primi convincimenti. Come lo stesso Gerhard ebbe ad annotare: «Conversando con i contadini, fui sorpreso dall’incredibile varietà dei dialetti italiani».
 Nei suoi viaggi in Calabria, avvenuti a distanza di tempo, Rohlfs individuò come motivo essenziale «la necessità che la Regione venisse redenta attraverso la riconquistata dignità di popolo a seguito della riscoperta dei valori culturali regionali da parte dei suoi abitanti. E lui, Gerhard Rohlfs, era felice di sentirsi il corifeo di una tale rinascita». Sono in molti, specialmente fra gli anziani, a ricordare i giorni in cui il professore tedesco a dorso di mulo raggiungeva i centri sperduti calabresi - come Roghudi e Bova - per non fare disperdere le antiche usanze e la parlata di quella gente.
 Rohlfs difese sempre il prestigio della nostra Regione. Nel 1921, ad esempio, dopo essere giunto nei pressi di Cosenza, avendo potuto constatare il contrasto tra la pessima fama e la reale situazione del vivere civile dei calabresi, così scrisse in un articolo apparso in Germania: «Calabria! Quali foschi e raccapriccianti ricordi non si destano in Germania al pronunziare del nome di questo estremo ed inaccessibile nido del brigantaggio! Quale ripugnanza ed orrore non persistono tuttavia, anche a Milano e a Roma, per questa terra famosa, dolorante e malnata; così miseramente ed ingiustamente dallo Stato negletta… In questa Terra infiltrata della cultura di parecchi secoli, e in cui tante nazioni si avvicendarono l’una dopo l’altra, ogni fiume, ogni pietra, ogni paesello annidato su di una rupe rappresenta qualche cosa piena di memorie storiche; e da tutta la superficie sua spira come un soffio di antico e venerabile tempo».
 La generosità di Rohlfs non ebbe mai limiti; prima di morire - infatti - così pregò il dott. Salvatore Gemelli di Anoia Superiore: «Mi saluti l’Italia. Mi saluti gli amici della Calabria. Addio!». E l’affezionato dottore, scomparso a Locri qualche anno dopo il professore, volle ricordare l’amico scrivendo (“Una vita per l’Italia dei dialetti” - Gangemi Ed.,1990) un’opera organica e carica di umanità dalla quale ho riportato le note più significative.                                            
                  

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