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scheda di GERACE

GERACE città di interesse  storico  monumentale  urbanistico  e ambientale

interesse  storico

Civiltà  prei-protostorica  fiorita  nel centro  di Chau e posteriormente  in quelli  di  Stefanelli  Parrere  in taluni  insediamenti  a capanne  Chu  Stefanelli ed  in  quelli  con  escavazioni  imbutiformi  Monte  Paolini   e centro urbano  odierno  nel  sito  del Monastero di S.ANNA e del Palazzo  Gratteri inglobante  anche  Via  S.  ANNA ctr stefanelli  necropoli  protostorica  di CTR stefanelli  Parrere  coeva  delle più note  perchè  già studiate ed  edite necropoli  di  Canale janchina  Scorciabove  civiltà carvernicole  e semicavernicole
 Caposaldo  bizantino  fra i più  importanti  della calabria CENTRO  commerciale e  braico  con Signora Primeggia  anche in epoca normanna  famoso  è  l' incontro dei  due fratelli Roberto  Ruggero che vi abita di frequente  e vi erige  monasteri  e chiese  e fondazione  a GERACE  del REGNO delle due  Sicillie   Grande splendore culturale  nel Tercento  con vescovi Ioannikios   Barlaam  e Simone  Atumano  e nel Quattrocento con Atanasio Chalkeopylos   Nuova  fioritura  nel  Cinquecendel    e nel  Siecento Nel epoca  del risorgimento  famosi  i marteri  di GERACE  2-10.1847 Con la nascita della Marina  anni  40 xIx e la migrazione sulla costa dei diversi  uffici circondali   della sottoprefettura  del  comune ed in fine  della sede  della diocesi  a 1954 progressivo  docadimento  di GERACE  la quale  con  gli anni 70 riprende  decisamente  quota

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A CASA ‘E GALANTOMANI, BUSSA CH’ I  PEDI. A casa di signori, bussa coi piedi. Amaro riferimento del povero all'avidità dei potenti, i "galantuomini" appunto, cui bisogna rivolgersi con le mani cariche di doni (e pertanto bussare alla porta con i piedi). 2.        A CASA ‘E ’MPISU NON ‘MPENDIRI  LUMERA. A casa d'impiccato non appendere neanche la lucerna. Non parlar di corda in casa d'impiccato. 3.        A CASA ‘E RICCU NON SI GUARDA FOCULARU. A casa di ricco non si guarda il focolare. Quando vai da chi ha la dispensa e la cantina ben fornite, non temere: si mangerà sempre bene, anche se la cucina ("focularu") è spenta. 4.        A CASA ‘I FORGIARU,  SPITU  ‘I  LIGNU. In casa di fabbro, spiedo di legno. Il colmo dei colmi: il fabbro usa lo spiedo di legno e non quello di ferro. 5.       ‘ A CCHIU BRUTTA È  ‘A  CUDA  ‘U  SI  SCORCIA. La più brutta da scorticare è la coda. La parte conclusiva

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