Passa ai contenuti principali
Pechè  Gerace
è il paradiso d' Europa


Molti motivi assicurano  che il testo in  latino  riportanto nella  pagina  precedente  non  va  interpretato  nella  pagina  precedente  non  va  interptetato  in chiave  simbolica classica   del resto Malabi  non  è aduso alle  immagini  allegoriche  Egli  nei  suoi   scritti  parla  di uomini  e di  cose  realmente  esistenti  infatti  in  questo   poi  egli  si fa  interprete  della  vocazione  europea  del  continente  antico  ai tempi  in cui  le unità  nazionali non  erano  state  ancora  relizzate  enemmeno  impostate .
credo  pertanto  che valga  la  pena di  richiamare  alla  mente  proprio  nell'  intitolazione  della  presente  guida  turistica  quando  già  si pensava  di Gerace  nel primo settecento  da parte  di  viaggiatori  non  occasionali  e che  riferito  di certo  con tali  sensi  dal  latinista  geracese  Francesco  Malabi  la vocazione  europea  di Gerace  un centro capace  di sopperire ai bisogni  compositi  di un flusso  turistico  di massa  Fra le righe   porrò  la spiegazione  dell' enfatico  tetrastico  malabiano  e parafrasando  Paolo  Orsi  il  qualle  si riferiva alla  chiesa   del san Giovannello  diro  come oggi  tutta la città  medievale  di Gerace  andrebbe posta sotto una campana di  vetro  p'er  consevale all' ammirazione  della  future  generazioni  Da ciò i Geracesi  possono  trarre  motivo  di  orientamento  e di  incoraggiamento  nell' opera  di salvaguardia  dell' immagine  storica  e architetto nica dello  loro  città

Commenti

  1. preso del libro Gerace D'Europa di salvatore gemelli guida per un approccio storico artistico ambientale

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

proverbi calabresi

A CASA ‘E GALANTOMANI, BUSSA CH’ I  PEDI. A casa di signori, bussa coi piedi. Amaro riferimento del povero all'avidità dei potenti, i "galantuomini" appunto, cui bisogna rivolgersi con le mani cariche di doni (e pertanto bussare alla porta con i piedi). 2.        A CASA ‘E ’MPISU NON ‘MPENDIRI  LUMERA. A casa d'impiccato non appendere neanche la lucerna. Non parlar di corda in casa d'impiccato. 3.        A CASA ‘E RICCU NON SI GUARDA FOCULARU. A casa di ricco non si guarda il focolare. Quando vai da chi ha la dispensa e la cantina ben fornite, non temere: si mangerà sempre bene, anche se la cucina ("focularu") è spenta. 4.        A CASA ‘I FORGIARU,  SPITU  ‘I  LIGNU. In casa di fabbro, spiedo di legno. Il colmo dei colmi: il fabbro usa lo spiedo di legno e non quello di ferro. 5.       ‘...

Ordine Dorico, Ionico e Corinzio ovvero gli Stili per l'architettura Greca

Ordine Dorico, Ionico e Corinzio ovvero gli Stili per l'architettura Greca Gli Ordini architettonici usati dagli antichi greci. Gli antichi architetti della Grecia per costruire i loro meravigliosi Edifici come per esempio quelli dedicati al culto, i celebri Templi crearono negli anni dei particolari metodi, degli stili conosciuti col nome di  Ordini architettonici  che attraverso dei precisi calcoli matematici e geometrici presentavano alla fine nella visione dell'architettura una precisa e perfetta armonia nelle forme e negli elementi. Questi Ordini architettonici serviranno nell'architettura Greca soprattutto a rispondere a delle esigenze concettuali, tra cui forse la più importante era l'eliminazione di qualsiasi forma di casualità nella realizzazione di un Edificio. Quindi con il termine di Ordine possiamo intendere l'insieme delle regole o dei canoni (dal greco kanòn, ossia norma, regola) che fissano forme e dimensioni delle varie parti che...

Conte, canti e filastrocche

A mblà mblà ci-cì co-cò       A mbla mbla ci-cì co-cò Trè cevètte sop’o comò        Trè civette sul comò Ca facèvene l’amòre            Che facevano l’amore Che la fìgghie du dottòre    Con il figlio del dottore U dottòre s’ammalò             Il dottore si ammalò A mblà mblà ci-cì co-cò.      A mbla mbla ci-cì co-cò. ( La presente conta va cadenzata con la sillabazione ).   Sotto il ponte ci son tre bombe Passa il lupo e non le rompe Passa il figlio del nostro re E le rompe tutte e tre. Iùne, du e trè...attòcch’a ttè.   Uno, due e tre...tocca a te. ( Era un’altra conta ). Pomodoro oro oro Oro di bilancia ancia ancia Quanti giorni sei stata in Francia? Dieci! Uno, due, tre, quattro, cinque, Sei sette, otto nove, dieci. ( Faceva parte dell’inizio di un gioco ). Lamba lambe, ...