CONTRO LA SABBIA ,CON ATTORNO UN VOCIARE FASTIDIOSO DI PASSANTI CURIOSI DEL MIO GESTO CAPIVO E NON CAPIVO LA PRESENZA DEGLI ESTRANEI MI MARTELLAVA ALLE TEMPIE COME LE ONDE DEL MARE AVVERTIVO UNA SPOSSATEZZA MORTALE . E MI ASSALI LO SCONFORTO IL TERRORE DI DOVE AVREI DORMITO DOVE RIPOSATO UNA VOLTA USCITO DAL LETTO DEL MARE SENTIVO GIA LE IMPRECAZIONI DEI VIGILI E DI MIO FIGLIO CHE NON SAPEVANO DOVE DEPOSITARMI
A CASA ‘E GALANTOMANI, BUSSA CH’ I PEDI. A casa di signori, bussa coi piedi. Amaro riferimento del povero all'avidità dei potenti, i "galantuomini" appunto, cui bisogna rivolgersi con le mani cariche di doni (e pertanto bussare alla porta con i piedi). 2. A CASA ‘E ’MPISU NON ‘MPENDIRI LUMERA. A casa d'impiccato non appendere neanche la lucerna. Non parlar di corda in casa d'impiccato. 3. A CASA ‘E RICCU NON SI GUARDA FOCULARU. A casa di ricco non si guarda il focolare. Quando vai da chi ha la dispensa e la cantina ben fornite, non temere: si mangerà sempre bene, anche se la cucina ("focularu") è spenta. 4. A CASA ‘I FORGIARU, SPITU ‘I LIGNU. In casa di fabbro, spiedo di legno. Il colmo dei colmi: il fabbro usa lo spiedo di legno e non quello di ferro. 5. ‘ A CCHIU BRUTTA È ‘A CUDA ‘U SI SCORCIA. La più brutta da scorticare è la coda. La parte conclusiva
PRESO DEL LIBRO COSI MUOIONO I VECCHI DI SALVATORE GEMELLI
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