due bronzi
sono quasi certamente opere originali dell'arte greca del V secolo a.C., e dal
momento del ritrovamento hanno stimolato gli studiosi alla ricerca
dell'identità dei personaggi e degli autori. Ancora oggi non è stata raggiunta
unanimità per quanto riguarda la datazione, la provenienza e tanto meno gli
artefici delle due sculture.
Tra chi sostiene che si tratti di
opere realizzate in tempi diversi qualcuno afferma che la parte superiore della
statua A appare alquanto statica, ricordando alcuni modi dello Stile severo della prima metà del V secolo a.C., mentre
la statua B, con la sua esatta e naturale presenza nello spazio, sarebbe
dimostrazione di quel superamento di rigidezza nella figura, che la scultura
greca incominciò a presentare solo nel corso della seconda parte del V secolo a.C.; ciò ha
portato a ipotizzare che la statua A potesse essere opera di Fidia o della
sua cerchia, realizzata intorno al 460 a.C. e che la statua B fosse da collegare aPolicleto, nella
torsione del busto e nella posizione di riposo della gamba sinistra, realizzata
perciò alcuni decenni dopo, verso il 430 a.C. Nella ricerca degli autori, sono stati fatti anche i nomi d’altri
famosi bronzisti dell’antichità, fra i quali Pitagora di Reggio, attivo
dal 490 al 440 a.C., autore
di molte statue ricordate in Grecia e Magna Grecia, che fu
capace per primo di rappresentare minutamente sia i capelli che altri
particolari anatomici, come ad esempio le vene.
Insieme alle congetture sui
possibili autori, si sono formulate ipotesi che riguardano da una parte
l’identità dei due personaggi raffigurati, dall’altra le località del mondo di
cultura greca che aveva ospitato le opere. Per quanto concerne l’identità dei
soggetti, certamente ci troviamo di fronte a raffigurazioni di divinità o eroi,
perché la realizzazione di statue del genere era sempre dovuta alla committenza
di una città o di una comunità che intendeva celebrare i propri Dei o eroi,
impegnando un artista, per oltre un anno di lavorazione per ogni statua, e in
più, mettendogli a disposizione un materiale, il bronzo, molto costoso. Fino ad
oggi, le ipotesi fatte sull’identità dei personaggi, citando divinità ed eroi
dell’antica comunità greca, non essendo sostenute da indizi reali, non hanno
potuto risolvere gli interrogativi posti dai due Bronzi.
Riguardo alle località che
anticamente possono aver ospitato le statue (al di là dell’ipotizzata
provenienza da Reggio stessa, Locri Epizefiri, Olimpia o Atene), si è seguito l’indizio reale costituito
dai tenoni ancora presenti, al momento del ritrovamento, sotto i piedi dei due
Bronzi – usati originariamente per ancorarli a basi di pietra. I calchi
dei tenoni, seguendo una delle ipotesi più affascinanti, sono stati trovati nei
Donari del Santuario di Apollo a Delfi, dove però non hanno trovato collocazione
giusta in nessuna base di monumento ancor oggi esistente, facendo restare non
dimostrata anche l'ipotesi della provenienza di almeno una delle due statue dal
complesso degli ex voto che, ai lati della Via Sacra del Santuario, comprendeva
al tempo un centinaio di statue d’eroi della comunità greca.
Come l’attribuzione dell’autore e
l’identificazione delle due statue, è ancora incerta la località di partenza del
viaggio di queste statue, perché la nave che li trasportava si trovava lungo
una rotta marittima normalmente seguita tra Grecia, Magna Grecia e Italia tirrenica (e viceversa); naturalmente non si hanno poi
indicazioni sulla destinazione del trasporto.
Qualcosa si può dire in merito
alla presenza delle due statue su una nave che fece naufragio, o che si liberò
del peso delle due statue per non affondare, in quel tratto della costa
calabra. Infatti le due statue sono praticamente integre (non in pezzi
com’erano invece quelle, avviate alla fusione, della nave della Testa del Filosofo), ed
hanno ambedue i tenoni in piombo alla base dei piedi che indicano come fossero
state in precedenza fissate su basamenti, quindi esposte in pubblico; prendendo
in considerazione tutto questo si può verosimilmente pensare che la nave
facesse un trasporto per traffico antiquario di statue che non erano più
riconosciute come simboli ma considerate solo come opere d’arte. Come
conseguenza di questa ipotesi del commercio antiquario, si può anche ipotizzare
l’arco di tempo nel quale avvenne il trasporto e l’affondamento delle due
statue: tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., quindi durante il periodo in cui fu forte l’innamoramento
romano per la cultura greca.
http://www.salvatoregemelli.com
cultura greca.
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