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invece, intendo volgere la mia attenzione ancora sull’uomo e, per cercare di tratteggiarne un’immagine il più veritiera possibile, frugo ancora nel mare dei ricordi, dal quale, riaffiora il nostro ultimo incontro. Seminara era già ammalato e stava per recarsi a Gerace ove il comune amico dott. Salvatore Gemelli, della vicina Anoia, gli aveva offerto un posto nel reparto geriatrico da lui diretto. Percorrevamo la via principale del paese diretti a casa sua e mi parve che guardasse in modo insolito quelle case di cui conosceva anche il numero dei mattoni scrostati. Appariva affaticato ed a me che lo guardavo con evidente preoccupazione per il suo stato fisico, rivolse parole di rassicurazione. Si invertivano i ruoli: lui, ammalato, mi tranquillizzava, facendomi credere che l’ora dell’addio era ancora molto lontana e che, comunque, non solo ci saremmo rivisti ma insieme saremmo tornati a Pescano ove, nella ricostruzione della casa, stava impiegando tutti i suoi sudati risparmi. “Mi sento ancora forte come una quercia” –disse per rassicurarmi e forse anche per darsi un po’ di coraggio -. “Mio padre è morto vecchio ed anche i miei antenati sono stati longevi… Io non li smentirò, vedrai seminariano e, come tale ,essere  un  punto fermo non solo per la  narrativa del  nostro  scrittore  ma per tutta la cultura  calabrese

 

 
 

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