Il 2 e il 3 giugno del 1946, si tenne un referendum istituzionale con il quale gli italiani vennero chiamati alle urne per decidere quale forma di Stato - monarchia o repubblica - dare al Paese[1]. Il referendum fu indetto a seconda guerra mondiale terminata, qualche anno dopo la caduta del fascismo, regime dittatoriale che fu sostenuto dalla famiglia reale italiana per circa vent'anni[1]. Dopo 85 anni di regno, con 12.718.641 voti contro 10.718.502, l'Italia diventò una repubblica e i monarchi di casa Savoia vennero esiliati[1]. Questo referendum istituzionale fu la prima votazione a suffragio universale indetta in Italia[1]. Il risultato della consultazione popolare venne ratificato ufficialmente il 18 giugno 1946, quando la Corte di Cassazione dichiarò la nascita della Repubblica Italiana[1].
Il 2 giugno si celebra la nascita della nazione, in maniera simile al 14 luglio francese (anniversario della presa della Bastiglia) e al 4 luglio statunitense(anniversario della dichiarazione d'indipendenza dalla Gran Bretagna). Prima della nascita della Repubblica, la giornata celebrativa nazionale delRegno d'Italia era la festa dello Statuto Albertino, che si teneva la prima domenica di giugno[2].
La prima celebrazione della Festa della Repubblica Italiana avvenne il 2 giugno 1948 in via dei Fori Imperiali a Roma[3][4]. All'epoca il cerimoniale comprese la passata in rassegna delle forze armate in onore della Repubblica da parte del Presidente della Repubblica; la manifestazione avvenne inpiazza Venezia, di fronte all'Altare della Patria[3]. A questo punto, dopo la deposizione della corona d'alloro al Milite Ignoto da parte del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, gli stendardi delle forze armate abbandonarono la formazione, percorsero la scalinata dell'Altare della Patria e resero omaggio al Capo dello Stato con un inchino[3].
Nel 1949, con l'ingresso dell'Italia nella NATO, si svolsero dieci celebrazioni in contemporanea in tutto il Paese: nell'occasione, per rimarcare il legame della neonata Repubblica con la corrente del Risorgimento che faceva capo a Giuseppe Mazzini, fervente repubblicano, nell'attuale piazzale Ugo La Malfa a Roma fu inaugurato, in memoria del patriota genovese, un monumento celebrativo, davanti al quale si svolse la manifestazione principale della Festa della Repubblica[3].
Nel 1961 la celebrazione principale della Festa della Repubblica non ebbe luogo a Roma ma a Torino, prima capitale dell'Italia unita. In quell'anno, infatti, si celebrava anche il centenario dell'Unità d'Italia[3]. Nel 1963 la manifestazione non venne effettuata nella giornata del 2 giugno per le condizioni di papa Giovanni XXIII, ormai morente; le celebrazioni vennero rinviate al 4 novembre, in contemporanea con la Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate[3]. Nel 1965, alla celebrazione principale di Roma, parteciparono anche gli stendardi delle unità militari soppresse che presero parte alla prima guerra mondiale; in quell'anno si commemorava infatti anche il 50° anniversario dell'entrata dell'Italia nel primo conflitto mondiale[3].
A causa della forte crisi economica che attanagliava l'Italia negli anni settanta, per contenere i costi statali e sociali, la Festa della Repubblica, con legge n° 54 del 5 marzo 1977, fu spostata alla prima domenica di giugno con la conseguente soppressione del giorno festivo[1]. Nel 2001, su impulso dell'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il 2 giugno ha abbandonato lo status di festa mobile tornando ufficialmente ad essere giorno festivo a tutti gli effetti[5] e la Festa della Repubblica, pertanto, ha nuovamente riassunto la sua collocazione tradizionale[1].
Celebrazione[modifica | modifica wikitesto]
Il cerimoniale ufficiale della celebrazione di Roma prevede l'alzabandiera solenne all'Altare della Patria e l'omaggio al Milite Ignoto con la deposizione di una corona d'alloro da parte del Presidente della Repubblica alla presenza della massime cariche dello Stato, ovvero del Presidente del Senato, del Presidente della Camera, del Presidente del Consiglio dei ministri, del Presidente della Corte costituzionale, del Ministro della difesa e del Capo di stato maggiore della difesa[3][4][6]. Dopo l'esecuzione dell'Inno di Mameli, le Frecce Tricolori attraversano i cieli di Roma[4].
In seguito il Presidente della Repubblica si reca in via di San Gregorio con la Lancia Flaminia presidenzialescortato da una pattuglia di Corazzieri in motocicletta dove, insieme al Comandante militare della Capitale, passa in rassegna i reparti schierati[4][6]. Il Capo dello Stato si trasferisce quindi nella tribuna presidenziale che si trova in via dei Fori Imperiali, dove assiste alla sfilata militare insieme alle più alte cariche dello Stato[3].
La cerimonia si conclude nel pomeriggio con l'apertura al pubblico dei giardini del palazzo del Quirinale, sede della Presidenza della Repubblica Italiana, e con esecuzioni musicali da parte dei complessi bandisticidell'Esercito Italiano, della Marina Militare Italiana, dell'Aeronautica Militare Italiana, dell'Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, del Corpo di Polizia Penitenziaria e del Corpo Forestale dello Stato.
Nel giorno della festa, presso il Palazzo del Quirinale, viene effettuato in forma solenne il Cambio della Guardia con il Reggimento Corazzieri e laFanfara del IV Reggimento Carabinieri a cavallo in alta uniforme[7]. Questo rito solenne viene svolto solamente in altre due occasioni, durante le celebrazioni della Festa del Tricolore (7 gennaio) e della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate (4 novembre)[7].
Cerimonie ufficiali si tengono su tutto il territorio nazionale. Fra esse ci sono i tradizionali ricevimenti organizzati da ogni prefettura per le autorità locali, che sono preceduti da manifestazioni pubbliche solenni con parate militari in forma ridotta che sono passate in rassegna dal prefetto nella sua veste di più alta autorità governativa in provincia. Cerimonie analoghe sono organizzate anche dalle Regioni e dai Comuni.
In tutto il mondo le ambasciate italiane organizzano cerimonie a cui sono invitati i Capi di Stato del Paese ospitante. Da tutto il mondo arrivano al Presidente della Repubblica Italiana gli auguri degli altri Capi di Stato.
La parata militare[modifica | modifica wikitesto]
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Alla parata militare prendono parte tutte le forze armate italiane, tutte le forze di polizia della Repubblica, ilCorpo nazionale dei vigili del fuoco, la Protezione Civile e la Croce Rossa Italiana. La parata militare fu inserita per la prima volta nel protocollo delle celebrazioni ufficiali nel 1950[3].
Nel 1976 la parata militare non venne organizzata in seguito al disastroso terremoto del Friuli. Notizie dell'epoca riportano: " [...] La parata militare del 2 giugno, quest'anno, non si svolgerà. Lo ha comunicato il ministro della difesa Forlani, con una nota ufficiale. La decisione è stata presa a seguito della grave sciagura del Friuli e per far sì che i militari e i mezzi di stanza al nord siano utilizzati per aiutare i terremotati anziché per sfilare a via dei Fori Imperiali [...] "[8]. L'anno successivo, in piena austerity, venne deciso di non riprendere la tradizionale sfilata militare per non gravare ulteriori spese sul bilancio statale[3]. Questa decisione fu ribadita anche negli anni successivi. Al posto della parata militare, era organizzata una manifestazione in piazza Venezia a cui prendevano parte rappresentanze delle forze armate italiane[3].
La parata militare venne reinserita nel cerimoniale ufficiale della celebrazione principale di Roma nel 1983[3]; in quell'anno la Festa della Repubblica fu organizzata la prima domenica di giugno tra l'Aventino e Porta San Paolo per commemorare la Resistenza all'occupazione tedesca della città di Roma durante la seconda guerra mondiale[3]. L'anno successivo la parata tornò in via dei Fori Imperiali, mentre nel 1985 si svolse tra via dei Cerchi e le Terme di Caracalla[3]. Nel 1989 la parata militare fu eliminata nuovamente; in sua sostituzione, fu organizzata una Mostra storica a Piazza di Siena[3]. Fino al 1999 la celebrazione della Festa della Repubblica si limitò esclusivamente alla cerimonia all'Altare della Patria[3]. La parata tornò definitivamente nel cerimoniale nel 2000 su iniziativa dell'ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi[3].
Nel 2004 Carlo Azeglio Ciampi ordinò che sfilassero nella parata anche il Corpo di Polizia municipale di Roma, in rappresentanza di tutte le Polizie locali d'Italia, ed il personale della Protezione Civile.
Dalla sua istituzione sino alla sua prima temporanea abolizione, la parata militare poteva contare sulla sfilata di un numero maggiore di persone. Dopo la reintroduzione, l'organico fu ridotto notevolmente e nel 2006 venne fortemente contenuta la presenza di mezzi terrestri ed aerei per ragioni di bilancio.
Nel 2011, in occasione del 150º anniversario dell'Unità d'Italia, sfilò anche il Tricolore di Oliosi. La storica bandiera, che sfilò in un affusto di cannone, risale alla terza guerra di indipendenza italiana (1866) e venne eroicamente salvata a Oliosi, oggi frazione del comune di Castelnuovo del Garda, dalla cattura delle truppe austriache durante la battaglia di Custoza[9].
Nel 2012 la parata del 2 giugno venne dedicata ai terremotati dell'Emilia. In quell'occasione, da più parti, ne fu chiesto l'annullamento. Nel 2013, in piena grande recessione, l'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sospese il ricevimento cerimoniale per motivi di austerità e di solidarietà verso i poveri ed i meno abbienti; la parata militare del 2 giugno svolse il suo programma in maniera ridotta. Il ricevimento fu ripristinato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 2015[10].
Alla parata militare prendono parte anche alcune delegazioni militari dell'ONU, della NATO, dell'Unione europea e rappresentanze di reparti multinazionali che presentano una componente italiana.
festa 2 gugno 2016
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