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parco archelogici

Premessa L'esigenza di definire caratteristiche, obiettivi e procedure per la creazione e la gestione dei parchi archeologici era avvertita da tempo. Diversamente da quanto è avvenuto per i musei, che sono stati oggetto di numerosi studi e analisi dal punto di vista tecnico-scientifico ed economico-organizzativo e di un atto di indirizzo ministeriale(3), la materia delle aree e dei parchi archeologici non è stata finora adeguatamente esaminata e valutata. Eppure si tratta di una materia che necessita di indirizzi e punti di riferimento certi e condivisi, in considerazione dell'ampiezza del territorio interessato, del possibile conflitto con lo sviluppo urbanistico e del sovrapporsi di competenze fra Stato e Regioni e fra Enti pubblici e soggetti privati, titolari a vario titolo delle proprietà e delle responsabilità di programmazione e gestione dei siti. La situazione italiana in questo settore, ridefinita sul piano giuridico e istituzionale dalla riforma del Titolo V della Costituzione (L. Cost. 3/2001) e dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.lgs. 42/2004, d'ora in avanti Codice), presenta ancora alcuni aspetti da cui scaturiscono talvolta conflitti di competenza, riconducibili alla condivisione fra più soggetti pubblici delle responsabilità di tutela e di pianificazione paesistica, ambientale, urbanistica dei territori sui quali insiste il parco. Ciò si manifesta con particolare evidenza in un momento in cui la crescente importanza attribuita alla valorizzazione del patrimonio culturale (considerato nella sua accezione più ampia come un insieme di testimonianze storiche, archeologiche, architettoniche ed artistiche inserite nel paesaggio) porta al moltiplicarsi di iniziative e progetti finalizzati alla diffusione della conoscenza e della fruizione dei beni culturali nella prospettiva di innalzare nella popolazione residente la consapevolezza del proprio passato e di promuovere lo sviluppo turistico. Per porre ordine in questa complessa materia, il Ministro per i beni e le attività culturali Sandro Bondi ha istituto (con D.M. 18 maggio 2010) un gruppo di lavoro paritetico, composto da dirigenti e funzionari dell'Amministrazione statale (fra i quali il Direttore Generale delle Antichità e il Capo dell'Ufficio legislativo), da rappresentanti delle Regioni, delle Province e dei Comuni (designati dalla Conferenza unificata Stato-Regioni-Enti locali ed esperti nel settore) e da professori universitari (docenti di archeologia nelle Università di Padova, Roma - Tor Vergata, e Roma 3) (4). Nel corso di incontri, protrattisi per circa un anno (5), il gruppo ha individuato alcune linee guida, che hanno preso le mosse da un documento messo a punto da un precedente gruppo di studio (6), ed elaborato una serie di proposte con l'intento di offrire spunti di riflessione ed elementi di valutazione utili per la creazione di parchi archeologici, nonché delineare standard qualitativi di riferimento per parchi, o istituzioni similari già in essere, interessati ad adeguare la loro realtà a sistemi organizzativi più moderni ed articolati, volti a fornire una maggiore e diversificata offerta culturale. Il presente documento costituisce dunque un punto di partenza per: - individuare gli elementi essenziali e distintivi di un parco archeologico, necessari per garantire livelli qualitativi soddisfacenti; - proporre un sistema di tutela integrata, sotto il profilo culturale, paesaggistico, urbanistico, a partire dalla ricognizione dei vincoli esistenti; - delineare limiti e ineludibili prescrizioni d'uso;

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