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Poesia di Natale Lombarda

Poesia di Natale Lombarda
Voglia di natale
Col cœur an’mò ingarbiaa in de la cassina
el se bestira i òss l’ultim paisan,
e la candela pizza in la bosia
la mett in ciar i barlafus d’on temp:
la bròcca in del tripee portacadin,
l’acquasantin e la Maria Bambina
fassada in de la cuna d’on veder a campana.
E l’œucc el corr sui trav e sul camin
con dent an’mò freguj de scendra antiga.
La vœuja de Natal l’è lì con lù
sul materass de fœuja de melgon.
La vœuja d’on Natal come ona vòlta,
con tanti vos che riven de lontan,
come in d’on sògn…
Vos de tosann che canten sul sentee…
…là in fond… tra i fontanitt.. vesin al Lamber…
“Tu scendi dalle stelle…”
Su donca! Riva gent!
Gh’è chi el Natal, Natal come ona vòlta…
Mett el pariœu sul fœugh…
canella, acqua e saa, farina gialda…
e…alé…òli de gombed.
Se sgrana trii rosari
e se la cuntom-sù dent in la stalla.
Gh’è chì l’Armida, quella di ricamm,
el Gino cavallant cont el clarin…
i fiœu ch’hinn mai cressuu, el bergamin.
Tra el pòrtich e la stalla… quanta gent…
ghe vœur an’mò on quej scagn, ona banchetta
e on para de fiaschett… per la polenta.
Se smòrza la candela sul ciffon,
el gatt el s’è fognaa in d’on quej canton
e intant l’ultim paisan
el nega in d’on bell sògn…
e par ch’el rida.
Traduzione
Con il cuore ancora aggrovigliato nella cascina
si stiracchia le ossa l’ultimo contadino.
E la candela accesa nella bugia
mette in luce le cianfrusaglie di un tempo:
la brocca nel treppiedi porta catino,
l’acquasantino e la Maria Bambina
fasciata nella culla
di una campana di vetro.
E l’occhio corre sulle travi e sul camino
con dentro ancora briciole di antica cenere.
La voglia di un Natale è lì con lui
sul materasso di foglie di granoturco.
La voglia di un Natale come un tempo,
con tante voci che arrivano da lontano,
come in sogno…
Voci di ragazze che cantano sul sentiero…
…là in fondo… tra i fontanili… vicino al Lambro…
“Tu scendi dalle stelle…”
Su, dunque! Arriva gente…
C’è qui Natale, il Natale di un tempo…
Metti il paiolo sul fuoco…
cannella, acqua e sale, farina gialla…
e… alé… olio di gomito.
Si sgranano tre rosari
e ce la raccontiamo dentro la stalla.
C’è l’Armida, quella dei ricami…
il Gino cavallante con il clarino…
i figli mai cresciuti, il bergamino.
Tra il portico e la stalla… quanta gente…
occorrono altre sedie, una panca
e un paio di fiaschetti per la polenta.
Si spegne la candela sul comodino,
il gatto si è ficcato in qualche angolo
e intanto l’ultimo contadino
annega in un bel sogno
e sembra ridere




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