e carte geografiche della Calabria Citra e della Calabria Ultra sono state tratte dal libro :" De Antiquitate, & Situ Calabriae" Gabrielis Barii franciscani, MDCCXXXVII. Cliccando sull'immagine potrete consultare le carte a grandezza naturale.
(collezione privata. Marcello Lattari)
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Preistoria e protostoria - Magna Grecia - I Bruzi e l'eclissi della Magna Grecia - Dominio romano - Le invasioni barbariche e il dominio bizantino - Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi- Dominio Spagnolo ed Austriaco - I Borboni e il periodo napoleonico - L'Unità d'Italia
I primi insediamenti umani in Calabria (1) risalgono al paleolitico; nel neolitico e nella sua fase conclusiva - l'eneolitico - la Calabria ospita popolazioni presumibilmente mediterranee alle quali, nell'età del bronzo ed agli inizi dell'età del ferro, si sovrappongono nuclei iberici e liguri. Stanziamenti paleolitici sono stati rinvenuti a Praia, Scalea, (Grotte di Talao), Cirella e Papasidero; stanziamenti neolitici, oltre a Papasidero, a Favella (alta valle del Crati), Girifalco e nelle Grotte di S. Angelo (Cassano); resti dell'età del bronzo sono stati scoperti nelle citate Grotte di S. Angelo, a Nocera Tirinese e Tiriolo; testimonianze degl'inizi dell'età del ferro sono le necropoli pre-elleniche di Amendolara, Francavilla, Cirò, Serra d'Aiello, Nicotera, Grotteria, Roccella, S. Eufemia d'Aspromonte, Locri, Calanna e Reggio. In epoca protostorica la Calabria era abitata prevalentemente da popolazioni tra di loro affini: Enotri (nella fascia tirrenica centrale e settentrionale), Choni (nella fascia jonica centrale e settentrionale) e Itali o Morgeti e Siculi al sud; dagl'Itali, il cui nome risale all'animale totemico (il vitello, in osco " vitluf " in latino < Magna Grecia Tra L'VIII ed il VII sec. a.C. affluirono in Calabria i colonizzatori greci; secondo alcune tradizioni, convalidate da ritrovamenti archeologici, mercanti e navigatori greci avevano già visitato in epoca micenea (XIV/XII sec. a.C.) le coste calabresi, istituendo anche fattorie commerciali, ma si può ritenere che i contatti non siano stati duraturi e che l'avvento dell'ellenismo in Calabria sia collegato alle migrazioni doriche e joniche, provocate dall'eccesso di popolazione, dalle conseguenze delle guerre fra le città greche e dallo spirito d'avventura. Nella storia della colonizzazione greca l'oracolo di Delfi svolse un'importante funzione di guida e di coordinamento tra le diverse spedizioni che venivano progettate. La Calabria rappresentò una delle mete più ambite del movimento migratorio diretto verso quella parte dell'Italia meridionale cui fu attribuita la denominazione di Magna Grecia. In alcuni casi si verificarono contrasti con gl'indigeni, ma forse furono più frequenti le occasioni nelle quali i colonizzatori istituirono rapporti di buon vicinato con le popolazioni locali attirandole nel seno della civiltà greca, accogliendole a volte nelle loro comunità e mutuandone in parte costumi e culti. Ai coloni di Calcide di Eubea si deve la fondazione di Reggio verso la fine del sec. VIII a.C.; ai Calcidesi si unirono i Messeni che lasciavano la loro patria dopo la prima guerra contro Sparta; il nome di Reggio (in greco reghion) sembra evocare la frattura geologica che staccò la Sicilia dal continente (in greco reg-nu-mi = frango). Achei del Peloponneso fondarono nel 709/708 a.C. circa, l'una dopo l'altra, Sibari e Crotone. Sibari fu costruita tra il fiume omonimo (l'odierno Coscile) ed il Crati; Crotone sul promontorio dove preesisteva un insediamento indigeno. Locri, fondata verso il 675 a.C., trae origine dai Locresi che le diedero il nome; é incerto se i fondatori furono i Locresi Ozoli (occidentali) od Opunzi (orientali); i Locresi si stabilirono nei primi tempi sul Capo Zefirio (Capo Bruzzano) donde si trasferirono più a nord forse per l'insufficienza di terre coltivabili; dal primo stanziamento i Locresi presero il nome di Epizefiri; tipico dei Locresi fu l'istituto del matriarcato che forse adottarono sull'esempio degl'indigeni siculi. Reggio, Sibari, Crotone e Locri costituirono i capisaldi ed i centri propulsori dell'ellenismo in Calabria. I confini della città stato di Reggio si stabilirono a sud est sul fiume Alice (fiumara di Melito) e a nord sul fiume Metauro (Petrace); l'omonima città di Metauro, sull'altra riva del fiume, insieme a Medma (presso Rosarno; il nome Medma si conserva nel fiume Mesima), rimase in possesso dei Locresi. Oltre Metauro e Medma, i Locresi, sul versante tirrenico, fondarono Hipponion (l'odierna Vibo Valentia), spingendo la loro influenza fino a Terina e Temesa; sulla costa jonica il confine a nord fu segnato dal fiume Sagra (Turbolo) ma nel V sec. a.C. i Locresi s'impadronirono di Caulonia e Scylletion (Squillace). Il dominio di Crotone comprendeva sul Ionio i centri di Petelia (Strongoli) e Crimisa (Cirò) a nord e di Scylletion e Caulonia a sud e raggiunse il Tirreno dove fu fondata Terina. Sibari attinse nel VI sec. a.C. il culmine della sua potenza estendendosi sul bacino del Crati e del Sibari e coprendo una vasta fascia del Tirreno da Lao a Temesa. Le città calabresi della Magna Grecia raggiunsero ben presto un grado notevole di prosperità economica e di sviluppo politico e civile; grazie all'intraprendenza dei loro abitanti si affermarono nell'agricoltura, nell'allevamento (da notare in particolare l'allevamento di cavalli dei Sibariti e dei Locresi), nel commercio e nell'artigianato. Testimonianza della loro floridezza sono le monete coniate da Reggio, Sibari, Crotone e Locri e da altri centri minori. Ma il particolarismo che i Greci della Magna Grecia avevano recato dalla madre patria provocò una serie di aspri conflitti. Sibari, alleata con Crotone e Metaponto, si spinse sino a Siri, sul golfo di Taranto (530 a.C.). Crotone, in guerra con Locri (520 a.C.) subì una dura sconfitta sul fiume Sagra, ma si riprese grazie agli ordinamenti aristocratici imposti da Pitagora ed affronta Sibari distruggendola (510 a.C.); sulle rovine di Sibari, sotto gli auspici di Pericle di Atene, fu successivamente fondata la colonia panellenica di Turi. Reggio intanto, sotto la tirannide di Anassilao, di origine messenica (494/476 a.C.), attraversava uno dei momenti migliori della sua storia; Anassilao chiamò in Italia i compatrioti Messeni i quali s'impadronirono di Zancle cambiandole il nome in Messene (Messina); ma il tentativo di Reggio di espandersi verso il territorio di Locri indusse i Locresi ad allearsi con Dionisio I di Siracusa, nel periodo in cui Atene preparava l'infelice spedizione contro Siracusa (415 a.C.). I Bruzi e l'eclissi della Magna Grecia Nella prima metà del IV sec. a.C. scesero in Calabria i Bruzi, provenienti dall'Italia Centrale, affini ai Lucani. Parlavano l'osco ma si servivano per la scrittura dell'alfabeto dorico di tipo acheo. Conquistarono ben presto Terina, Ipponio e Turi. La lega italiota, formata da alcune città della Magna Grecia, non riuscì ad impedire la distruzione di Reggio, sconfitta presso l'Elleporo (Stilaro) da Dionisio I di Siracusa (387/386 a.C.); ma, proprio grazie all'alleanza di Siracusa, le lega, a capo della quale era Taranto, contenne per un certo tempo la minaccia dei Bruzi i quali avevano formato una confederazione estesa dal confine nord fra Lao e Turi fino all'Aspromonte; oltre la capitale Consentia (l'odierna Cosenza) succeduta a Pandosia sul Crati, ne facevano parte Aufugum (Montalto Uffugo), Bergae, Besidiae, Otriculum. I Bruzi ebbero propria monetazione. I Greci d'Italia, negli ultimi tentativi di resistenza, invocarono l'aiuto di Alessandro il Molosso, re d'Epiro, che venne sconfitto dai Bruzi e mori a Pandosia (331 a.C.); nello stesso anno in cui si arrestava la marcia politica dell'ellenismo in occidente, Alessandro Magno, il nipote di Alessandro d'Epiro, con la vittoria di Gaugamela in Assiria, s'impadroniva dell'impero persiano Dominio romano Rivelatosi vano l'aiuto della madre patria, gl'Italioti si rivolsero a Roma che mandò i suoi presidi a Turi (285 a.C.), a Locri, Reggio (282 a.C.) e Crotone. L'insuccesso della spedizione di Pirro, re d'Epiro (275 a.C,), malgrado l'aiuto della maggior parte delle popolazioni locali, tranne Reggio alleatasi nell'occasione a Roma, sancì la definitiva affermazione del dominio romano nella Regione. La Calabria parteggiò quindi nella seconda guerra punica per Annibale che vi soggiornò a lungo (Castra Hannibalis presso Catanzaro Lido) fino al 203 a.C. nella vana attesa dei soccorsi di Cartagine. La costruzione della strada consolare Capua-Reggio (via Popilia) portata a termine nel 128 a.C. consolidò l'influenza romana nella Regione. Il periodo romano segnò un decadimento civile nel senso che alle popolazioni locali, sia Bruzi che Italioti, perduta l'indipendenza, fu preclusa la possibilità di svolgere autonome iniziative politiche; ma si può ritenere che, per quanto attiene alle condizioni economiche, la Calabria si sia avvalsa, come tutte le altre regioni dell'Italia e dell'Impero, dei benefici della pax romana che assicurava libertà di traffici e di comunicazioni. Durante la rivolta di Spartaco (morto il 71 a.C.) si verificarono fra i Bruzi sussulti antiromani, presto domati. Sesto Pompeo, proscritto dopo la costituzione del secondo triunvirato, cercò di servirsi della Calabria come base della guerra contro Roma ma l'assedio di Cosenza si risolse in un fallimento (40 a.C.). Nell'ordinamento di Augusto (50 a.C. - 14 d.C.) la Calabria, insieme con la Lucania, costituì la terza regione d'Italia; il corrector Bruttiorum et Lucaniae aveva sede a Reggio; la terza regione, mantenendo sostanzialmente immutata la sua estensione, costituì quindi una provincia della Diocesi d'Italia nell'assetto stabilito da Diocleziano (292). Le invasioni barbariche e il dominio bizantino La Calabria nel 410 fu percorsa dai Visigoti il cui re Alarico, secondo la tradizione, morì presso Cosenza e fu sepolto in una tomba scavata nel letto del Busento. Alla caduta dell'Impero romano d'occidente (476), la Calabria, unitamente al Mezzogiorno d'Italia, cadde sotto la dominazione bizantina, nominale ed in certi periodi effettiva. Teodorico, re degli Ostrogoti, impose la sua sovranità in Calabria che attraversò un'epoca di relativo benessere; magister officiorum e prefetto del Pretorio di Teodorico fu per lunghi anni Cassiodoro che, ritiratosi dalla vita pubblica, istituì a Vivarium presso Squillace una comunita' religiosa e culturale dotata di autosufficienza economica. Alla morte di Teodorico (526), i Bizantini strapparono ai suoi successori la Calabria e quindi tutta l'Italia (guerra gotica, 535/553). I Longobardi conquistarono la parte settentrionale della Regione costituendo un gastaldato con sede a Cosenza, in seno al ducato di Benevento e poi al principato di Salerno (847). Gli Arabi, che già si erano insediati in Sicilia nel IX sec., arrecarono con le loro incursioni notevoli danni alla Calabria giungendo anche all'interno e riuscirono a costituire un emirato ad Amantea (784/884). I Bizantini, nell'885, scacciarono Longobardi e Arabi ridando l'unità amministrativa alla regione che, in questo periodo, prese il nome di Calabria con cui nell'età classica era stata denominata la penisola salentina; al < Nel 963 durante il regno dell'imperatore Niceforo II Foca, venne fondata dai Bizantini la città di Catanzaro destinata a svolgere una notevolissima funzione nella vita della Calabria; il nome Katanzarion significa < A causa dell'eccessivo fiscalismo, il dominio bizantino non rappresenta un Periodo felice per la Calabria; decadde l'agricoltura e si estese il latifondo; si aggiunga che la malaria, debellata solo nel 1945, e le continue incursioni di pirati saraceni allontanarono gli abitanti dalla costa verso le più sicure località dell'interno; solo nel secolo IX riprende il flusso verso la costa provocando il tipico fenomeno calabrese delle città geminate, l'una all'interno e l'altra sul mare. Ottone II di Sassonia, imperatore romano e re di Germania, rivendicando, quale consorte della Principessa bizantina Teofano, i diritti sulla Calabria, affrontò in battaglia, presso Stilo, gli Arabi di Sicilia che erano sbarcati in aiuto dei Bizantini, ma subì una disfatta e fu costretto a fuggire (982). Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi Spettava ai Normanni il compito di eliminare la presenza degli Arabi dalla Sicilia e la loro Pressione sulla Calabria, ponendo contemporaneamente termine alla dominazione bizantina. Ruggero I, figlio di Tancredi di Altavilla, a cui il fratello Roberto il Guiscardo aveva ceduto i diritti sulla Calabria, da Mileto, centro politico e militare della sua fortuna, conquistò tutta la Regione e quindi la Sicilia (1091). Il figlio e successore Ruggero II, grazie anche a fortunate vicende dinastiche, realizzò l'unità politica del Mezzogiorno d'Italia continentale e insulare. Il dominio normanno diede alla Calabria un governo stabile e la sottrasse all'influsso greco sostituendolo, in campo religioso, con l'influenza di Roma. L'ordine benedettino dei Cistercensi fu lo strumento religioso della latinizzazione della Calabria, così come il monachesimo basiliano lo era stato per il rito greco; all'ordine cistercense apparteneva Gioacchino da Fiore che poi fondò l'ordine florense (approvato con bolla papale del 1196) costruendo un centro religioso attorno al quale sorse S. Giovanni in Fiore. Con i Normanni la Calabria entrò a far parte del Regno di Napoli (2) di cui poi seguirà definitivamente le sorti. I Normanni introdussero nel Regno e quindi anche in Calabria un anacronistico regime feudale ed imposero un rigido centralismo che soffocò sul nascere ogni tentativo di autonomia dei centri urbani; il segno del centralismo rimase quale connotazione negativa nel Regno di Napoli sotto tutte le signorie che seguirono a quella normanna. Gli Svevi, succeduti ai Normanni (1194) per il matrimonio di Costanza ultima erede legittima degli Altavilla con Enrico VI, continuarono la politica dei predecessori stimolando anche una lieve ripresa economica in Calabria. Carlo I d'Angiò strappò il regno agli Svevi con la battaglia di Benevento (1266) nella quale fu aiutato da tutte le forze guelfe in Italia e dai baroni pugliesi e calabresi. Durante la guerra del Vespro (1282/1302), provocata dalla ribellione della Sicilia, la Calabria cercò di scuotere il dominio angioino ma la pace di Caltabellotta (1502) e la successiva pace di Catania (1572), pur riconoscendo l'indipendenza della Sicilia, lasciarono la Calabria agli Angiò. Il malgoverno angioino e le prepotenze baronali arrecarono notevoli danni alla Calabria dove solo Cosenza, nel XIV secolo riuscì a conseguire una certa autonomia, ma per dovere di obiettività si deve ritenere che alla decadenza economica della regione abbia contribuito anche lo spostamento dell'asse geopolitico dell'Europa dal Mediterraneo all'Atlantico. Malgrado tutto, lo spirito d'intraprendenza dei calabresi diede vita nel '400 a un notevole movimento di prodotti agricoli e sopratutto di vino per il quale il principale porto d'imbarco era Tropea; il vino era destinato, oltre che a Napoli, a Porto Pisano (Livorno), Genova, la Provenza, Barcellona, Palma di Maiorca, Londra e Bruges. Con Alfonso il Magnanimo (V d'Aragona, I di Napoli e di Sicilia), erede adottivo di Giovanna II, la dinastia aragonese subentrò agli Angioini (1442) e mantenne la sovranità sul Regno di Napoli, con un ramo cadetto, fino al 1504. Invitati da Alfonso I cominciarono ad affluire in Calabria gli Albanesi guidati da Demetrio Reres. Ferdinando I (1459/1494), da poco salito al trono, dovette affrontare la rivolta contadina fomentata da Antonio Centelles che, per il matrimonio con una Ruffo, aveva ottenuto la contea di Catanzaro ed il marchesato di Crotone e che già era stato privato dei suoi titoli da Alfonso il Magnanimo a cui si era ribellato; represse quindi con fermezza la congiura del baroni (1485) e sostenne i diritti delle categorie meno privilegiate dalle quali vennero stimolate le iniziative economiche. La Calabria non intervenne in alcun modo nel conflitto franco-spagnolo, provocato dalle spedizioni dei sovrani francesi Carlo VIII (1495) e Luigi XII (1499/1500), al termine del quale Ferdinando il Cattolico, re di Spagna (II come re di Napoli), scacciò il ramo cadetto degli Aragonesi e ridusse a vicereame il Regno di Napoli (1504). Dominio spagnolo ed austriaco Con il dominio spagnolo continuò la decadenza della Calabria; isolamento dalle correnti di traffico, banditismo e prepotenze baronali afflissero la Calabria, che soffrì anche per le aggressioni dei Turchi (Kahi'r-ed-din il Barbarossa nel 1545, Mustafà nel 1550, Dragut nel 1565); particolarmente provata dalle incursioni fu la città di Reggio. Secondo l'ipotesi di uno storico (3) l'assoggettamento dell'Italia agli Spagnoli la salvò dalle barbarie cui l'avrebbe ricondotto la signoria turca, alla quale, da sola e divisa, non avrebbe potuto sottrarsi. Ma, almeno per la Calabria, il dominio spagnolo non valse a stornare, come si é visto, il pericolo; anche dopo la vittoria di Lepanto (1571), nella quale l'ala sinistra della flotta turca era stata comandata dal rinnegato calabrese Ulug Ali', la Calabria subì altri assalti ad opera di Sinan Cicala (1593). L'espulsione degli ebrei (1540), che avevano trovato asilo in Calabria sotto gli Svevl, rappresentò un altro motivo d'inaridimento delle attività commerciali. Le avversità naturali (terremoti del 1658 e del 1659), le pestilenze e le carestie immiserirono sempre più la popolazione calabrese, alla quale venne meno lo spirito di partecipare al tentativo insurrezionale di Campanella (1599) ed alla rivolta di Masaniello (1647). Dal punto di vista amministrativo, gli spagnoli, confermando i precedenti ordinamenti, mantennero la divisione della Calabria in due province: Citeriore con capoluogo Cosenza ed Ulteriore con capoluogo prima a Reggio e quindi, dopo un trasferimento a Seminara (1594/1604), a Catanzaro. La fugace dominazione austriaca (1707/1754), che si sostituì a quella spagnola dopo la guerra di successione di Spagna, non incise in alcun modo nella vita della Calabria. I Borboni e il periodo napoleonico Carlo di Borbone (VII come re di Napoli e III di Spagna) salito al trono nel 1734, grazie alle vicende connesse alla guerra di successione polacca, introdusse una forma di dispotismo illuminato che servì a promuovere il risollevamento dell'agricoltura e delle finanze. Il successore Ferdinando IV continuò l'opera di Carlo III e sotto il suo regno fu istituita a Catanzaro la Cassa Sacra per amministrare i beni dei conventi devoluti a riparare i danni del terremoto del 1783. Ma lo stato di arretratezza della Calabria e di tutto il regno di Napoli era troppo profondo perché le riforme borboniche potessero essere efficaci. Dopo l'effimera repubblica partenopea (1799) e la prima restaurazione borbonica, dovuta in gran parte all'azione del cardinale Fabrizio Ruffo, che riconquistò Napoli utilizzando la rivolta antigiacobina dei contadini, Ferdinando IV, sotto la pressione dell'Impero napoleonico, dovette rifugiarsi per la seconda volta in Sicilia lasciando la parte continentale del regno a Giuseppe Bonaparte (1806/1808) al quale si deve l'abolizione della feudalità che pose le premesse per l'affermazione della borghesia; sotto il regno di Gioacchino Murat (1808/1815) la Calabria conseguì notevoli progressi nel tenore di vita e nell'ordinamento civile. Durante il regno di Murat il capoluogo della provincia Calabria Ulteriore fu trasferito a Monteleone (ora Vibo Valentia). Caduto l'astro napoleonico, i Borboni ritornarono ancora a Napoli instaurando un regime di reazione, chiuso ad ogni prospettiva di libertà. Nel 1816 la Calabria fu divisa in tre province: la Citeriore con capoluogo Cosenza, la Ulteriore II con capoluogo Catanzaro e la Ulteriore I con capoluogo Reggio. La Calabria partecipò attivamente ai moti del Risorgimenio; nel 1823 subirono la pena capitale tre cittadini di Catanzaro (Monaco, Dejesse e De Pasquale) accusati di cospirazione; nel 1844 si concluse tragicamente nel vallone di Rovito a Cosenza la spedizione dei Fratelli Bandiera e di sette dei loro compagni; nel 1847 furono fucilati a Gerace cinque patrioti del circondario di Gerace (Bello, Mazzone, Ruffo, Salvadori e Verducci). Moltissimi altri calabresi combatterono eroicamente nelle battaglie del Risorgimento per la libertà e l'indipendenza dell'Italia. Nel luglio del 1860 Garibaldi sbarcò a Melito, mentre la Calabria insorgeva contro i Borboni.
Incisione : Carlo III - Napoli MDCCLVIII-Collezione privata, Marcello Lattari
L'Unità d'Italia La proclamazione del Regno d'Italia (1861) sancì l'unità e l'indipendenza della nazione e coronò degnamente le aspirazioni dei martiri e dei patrioti del Risorgimento. Tuttavia in Calabria, come in altre regioni del Mezzogiorno, restavano da risolvere gravissimi problemi economici, sociali e politici. Lo stato di arretratezza in cui si trovava la Regione dopo secoli di abbandono non poteva essere risolto nel volgere di pochi anni; d'altra parte il processo di unificazione era stato voluto dalle classi dirigenti, mentre si avvertiva la mancanza di un vasto consenso popolare. Il suffragio ristretto in vigore nei primi decenni di vita unitaria non costituiva uno strumento adeguato per avvicinare le esigenze delle popolazioni all'amministrazione centrale. Alcune proposte legislative intese a riconoscere le autonomie regionali non furono accolte nell'intento di non riproporre i particolarismi che avevano così a lungo diviso l'Italia. In un clima d'insoddisfazione la Calabria fu afflitta dalla piaga del banditismo (1861-1866) che a volte era soltanto un fenomeno di criminalità ma che in altri casi traeva origine dalla delusione dei ceti contadini. L'insufficiente assorbimento della mano d'opera disponibile sul mercato del lavoro provocò un considerevole movimento d'emigrazione sopratutto transoceanica negli ultimi decenni del sec. XIX e nei primi decenni del secolo scorso; le restrizioni imposte dagli Stati Uniti, il ristagno economico seguito alla crisi del 1929 e le complicazioni politiche e militari degli anni successivi rallentarono il flusso dell'emigrazione che poi é ripresa, dopo la seconda guerra mondiale (1940/45), con destinazione verso i paesi dell'Europa occidentale, il Canada, l'Australia e le regioni più sviluppate dell'Italia del nord. Tuttavia si deve riconoscere che notevoli benefici vennero apportati alla Calabria dalla diffusione dell'istruzione e dalla realizzazione di grandi opere pubbliche stradali e ferroviarie eseguite dal 1865 al 1900. Ma la politica d'interventi dello Stato subì un arresto a causa del terremoto del 1908 e degli effetti della prima guerra mondiale (1915/ 1918) a cui i Calabresi diedero un grande contributo di sangue e d'eroismo. Nel periodo tra le due guerre va menzionata l'attuazione del Programma di bonifica, grazie alla quale, ed alla disinfestazione attuata dopo il 1945, fu praticamente debellata, come già accennato, la malaria. Dopo la seconda guerra mondiale, il Problema del Mezzogiorno e della Calabria in Particolare viene affrontato in maniera organica con una serie di speciali interventi legislativi (1950). Altri Problemi crea per la Calabria l'integrazione economica dell'Italia nel Mercato Comune Europeo (1957) che, almeno in prospettiva, potrebbe concorrere a ridurre il divario con le regioni più favorite della Comunità. Nel 1970 si svolge la prima consultazione elettorale per l'attuazione dell'ordinamento regionale Previsto dalla Costituzione. Dott. Aldo Ragusa
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