Il primo maggio è alle porte. In tutto il mondo, compresa l'Italia, si celebrerà la Festa dei Lavoratori con iniziative ed eventi, come il famoso “Concertone” a Piazza San Giovanni in Laterano a Roma. Ma si tratta innanzitutto di un evento che affonda le radici nella storia e nelle lunghe lotte di milioni di operai in tutto il mondo per condizioni di lavoro migliori. Ecco l'origine della festa del Primo Maggio.
Per rintracciare le origini di questa festa bisognerebbe risalire al processo di industrializzazione che investe tutta l'Europa e gli Stati Uniti a partire dall'Ottocento. In pochi decenni infatti, il progresso tecnologico e i nuovi modi di produzione si legheranno indissolubilmente alle precarie e devastanti condizioni di milioni di lavoratori, fra cui donne e bambini: desolati agglomerati urbani iniziano a sorgere a ridosso dei grandi quartieri industriali caratterizzati, come si legge nelle numerose inchieste portate avanti in questo periodo, “da un puzzo che da solo basterebbe a rendere intollerabile la vita ad ogni uomo appena civile”. Allo stesso tempo, i ritmi di produzione si stabiliscono su orari sovrumani: in una relazione presentata al parlamento inglese nel 1833 si legge che in Inghilterra "è raro che le ore di lavoro siano meno di dodici, ma possono essere occasionalmente tredici".
Nel primo congresso della Prima Internazionale del 1866, tenutosi a Ginevra, uno degli obiettivi dell'assemblea sarà proprio quello della richiesta della drastica riduzione della giornata lavorativa a otto ore: un tema caldo, soprattutto in quei paesi fortemente industrializzati come l'Inghilterra e gli Stati Uniti, dove parlare di regolamentazione delle ore di lavoro era pressoché impossibile. Ma è proprio attraverso questa fondamentale rivendicazione che negli anni a seguire si giungerà alla proclamazione del 1 maggio quale "Festa dei lavoratori".
Dal massacro dell'Haymarket alla festa del lavoro
http://www.salvatoregemelli.com
Per rintracciare le origini di questa festa bisognerebbe risalire al processo di industrializzazione che investe tutta l'Europa e gli Stati Uniti a partire dall'Ottocento. In pochi decenni infatti, il progresso tecnologico e i nuovi modi di produzione si legheranno indissolubilmente alle precarie e devastanti condizioni di milioni di lavoratori, fra cui donne e bambini: desolati agglomerati urbani iniziano a sorgere a ridosso dei grandi quartieri industriali caratterizzati, come si legge nelle numerose inchieste portate avanti in questo periodo, “da un puzzo che da solo basterebbe a rendere intollerabile la vita ad ogni uomo appena civile”. Allo stesso tempo, i ritmi di produzione si stabiliscono su orari sovrumani: in una relazione presentata al parlamento inglese nel 1833 si legge che in Inghilterra "è raro che le ore di lavoro siano meno di dodici, ma possono essere occasionalmente tredici".
Nel primo congresso della Prima Internazionale del 1866, tenutosi a Ginevra, uno degli obiettivi dell'assemblea sarà proprio quello della richiesta della drastica riduzione della giornata lavorativa a otto ore: un tema caldo, soprattutto in quei paesi fortemente industrializzati come l'Inghilterra e gli Stati Uniti, dove parlare di regolamentazione delle ore di lavoro era pressoché impossibile. Ma è proprio attraverso questa fondamentale rivendicazione che negli anni a seguire si giungerà alla proclamazione del 1 maggio quale "Festa dei lavoratori".
Dal massacro dell'Haymarket alla festa del lavoro
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1 maggio
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