Dai “canti del corteo festivo” ai “canti del capro”, i nomi dei più antichi generi teatrali portano la mente alla divinità che ha portato alla nascita di questo spettacolo: Dioniso.
IL TEATRO GRECO: DAL CANTO AL DIALOGO
Il teatro ha dunque origine dalle celebrazioni religiose in onore di Dioniso, il dio della linfa vitale della natura, del vino, dell’estasi e della parte più istintiva dell’uomo. Nel VI secolo a.C., durante le quattro feste in onore di Dioniso, venivano intonati canti in onore del dio, chiamati “canti del capro”, cioè tragedie, se venivano sacrificati dei capretti, e venivano cantate in coro storie dai miti, accompagnate da danze.
Sembra strano, ma la commedia, pur essendo Dioniso anche il dio della gioia, nasce più tardi, nel V secolo, dai canti che si prendevano gioco degli spettatori, durante le processioni del culto dionisiaco.
Ma la nascita vera e propria del teatro, secondo la leggenda, fu merito di Tespi, poeta e drammaturgo greco. A lui andrebbe infatti il merito di aver creato gli attori perché, durante uno di questi spettacoli, avrebbe iniziato a dialogare con il coro, anziché cantare e narrare la storia in terza persona. Per questo motivo, ancora oggi chi “sale sul carro di Tespi” vuole diventare attore.
Saranno poi due dei tre tragediografi di cui ci sono pervenute le opere, Eschilo, Sofocle ed Euripide, a rendere il teatro ancora più simile a quello che conosciamo. Se Eschilo, infatti, aggiunge un attore, creando il dialogo sul palcoscenico, Sofocle complica l’interazione sulla scena, introducendo un terzo attore.
E, oltre a saper recitare e cantare, gli attori dovevano anche saper usare le maschere.
LE MASCHERE DEL TEATRO GRECO
Nella tragedia greca, le maschere erano principalmente due, obbligatorie e fisse: quella del riso e quella del pianto. Il loro scopo? Far sì che il pubblico potesse riconoscere in fretta il personaggio, dal momento che lo stesso attore poteva impersonarne più di uno durante uno spettacolo, e che le prime file distavano dagli attori circa 20 metri.
Le maschere, di solito in legno o lino, servivano dunque a palesare i personaggi, ma anche come casse di risonanza, per amplificare la voce degli attori.
IL TEATRO GRECO: DAL CANTO AL DIALOGO
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