Santo Stefano primo Martire
Il giovane Stefano apparteneva alla prima comunità cristiana, che applicò integralmente la "carità fraterna", infatti i suoi appartenenti mettevano i loro beni in comune con gli altri, e ad ognuno veniva distribuito equamente quanto bastava per il sostentamento giornaliero. Quando la comunità crebbe, gli apostoli affidarono il servizi di assistenza giornaliera a sette ministri della carità detti diaconi. Tra questi spiccava il giovane Stefano che, oltre a occuparsi dell'amministrazione dei beni comuni, si prodigava nell'annuncio della buona novella tanto da indurre i Giudei a catturarlo e portarlo nel Sinedrio, dove venne giudicato e condannato alla lapidazione. Fu trascinato fuori dalla città e lapidato; durante l'esecuzione Stefano, primo Martire, pronunciò le stesse parole di Gesù sulla croce: "Signore, non imputar loro questo peccato".
Nel 415 furono ritrovate le sue reliquie per opera del prete Luciano. Il luogo esatto del ritrovamento gli venne suggerito in sogno da un vecchio con una lunga barba bianca e con in mano una bacchetta d'oro; si trattata del dotto Gamaliele. Il corpo del Santo, ridotto in cenere con le sole ossa presenti, venne portato a Gerusalemme. La festa del primo Martire fu celebrata sempre il giorno dopo il Natale, tra i "comites Christi", che erano stati più vicini alla manifestazione di Cristo e che per primi ne resero testimonianza. Saulo, testimone della sua lapidazione, ne raccoglierà l'eredità spirituale diventando Apostolo della gente. La devozione verso S. Stefano primo Martire è già molto viva fin dal ritrovamento delle sue reliquie e giunge molto sentita fino ai nostri giorni.
La vita di Santo Stefano è raccontata, tramite alcuni affreschi, nella sacrestia vecchia dell'Abbazia.
Foto dell'archivio Obiettivo Eventi
Statua in pietra raffigurante il Patrono Santo Stefano, collocata presso l'altare del Comune.
Nella mano destra tiene il turibolo attributo che lo accompagna di frequente nelle raffigurazioni.
Attualmente è privo della sua antica policromia.
Opera del XV secolo, in origine era sicuramente collocata sull'Altare Maggiore.
Particolare di uno degli otto riquadri del Battistero, collocato presso l'altare di S. Lorenzo.
Tele presenti ai lati dell'Altare Maggiore raffiguranti il martirio, il processo e la sepoltura di santo Stafano.
Opere attribuibili a Felice Brusasorzi.
Lunetta posta sopra l'ingresso principale dell'Abbazia con affresco che rappresenta S. Stefano.
Opera di G. Bevilacqua (1871-1968).
Particolare del pulpito in noce fatto costruire dall'Abate Cocconio nel 1603.
Particolare del soffitto dell'archivio della Canonica.
Nel 415 furono ritrovate le sue reliquie per opera del prete Luciano. Il luogo esatto del ritrovamento gli venne suggerito in sogno da un vecchio con una lunga barba bianca e con in mano una bacchetta d'oro; si trattata del dotto Gamaliele. Il corpo del Santo, ridotto in cenere con le sole ossa presenti, venne portato a Gerusalemme. La festa del primo Martire fu celebrata sempre il giorno dopo il Natale, tra i "comites Christi", che erano stati più vicini alla manifestazione di Cristo e che per primi ne resero testimonianza. Saulo, testimone della sua lapidazione, ne raccoglierà l'eredità spirituale diventando Apostolo della gente. La devozione verso S. Stefano primo Martire è già molto viva fin dal ritrovamento delle sue reliquie e giunge molto sentita fino ai nostri giorni.
La vita di Santo Stefano è raccontata, tramite alcuni affreschi, nella sacrestia vecchia dell'Abbazia.
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