La Cattedrale di Santa Maria Assunta di Gerace è una delle più importanti e grandi costruzioni normanne della Calabria, dichiarata "Bene Architettonico d’Interesse Nazionale”. La storia dell’edificio è un susseguirsi di danneggiamenti e crolli, che culminano col terremoto del 1783 e il conseguente abbandono, a cui segue il restauro e la rinascita. I lavori di costruzione iniziarono nel tardo periodo bizantino per concludersi in epoca normanna. Al 1222 risale una seconda consacrazione alla presenza dell'imperatore Federico II di Svevia. L’esterno, in stile romanico, dona all’edificio l’aspetto di una fortezza in pietra calcarea, con due delle tre absidi di forma semicilindrica. Sull'abside centrale si apre un portale ligneo del XIX secolo ad archi concentrici, sormontato da una finestra. L'interno è un ambiente basilicale a croce latina: le tre grandi navate sono separate da due file di dieci colonne in marmo policromo e granito, tutte diverse tra loro; il soffitto è a capriate in legno scuro; l'altare maggiore, in stile barocco e marmi policromi, è opera di Palazzotto e Amato. All'interno si trovano importanti monumenti funerari, tra cui: il sarcofago del conte Giovanni Battista Caracciolo, la cappella gotica del SS. Sacramento (1431) e la cripta bizantina (a croce greca, con un nucleo dell’VIII secolo), con la Cappella della Madonna dell’Itria. Merita un'attenzione particolare il rilievo del Gagini raffigurante “L’incredulità di San Tommaso” (1547). Tra i tesori custoditi: una custodia del sacro legno in argento dorato, pietre dure della fabbrica di Gerusalemme, un grande ostensorio ottocentesco, un calice in filigrana del 1726, una statua d’argento dell'Assunta (1722), paramenti e pregiati tessuti.
A CASA ‘E GALANTOMANI, BUSSA CH’ I PEDI. A casa di signori, bussa coi piedi. Amaro riferimento del povero all'avidità dei potenti, i "galantuomini" appunto, cui bisogna rivolgersi con le mani cariche di doni (e pertanto bussare alla porta con i piedi). 2. A CASA ‘E ’MPISU NON ‘MPENDIRI LUMERA. A casa d'impiccato non appendere neanche la lucerna. Non parlar di corda in casa d'impiccato. 3. A CASA ‘E RICCU NON SI GUARDA FOCULARU. A casa di ricco non si guarda il focolare. Quando vai da chi ha la dispensa e la cantina ben fornite, non temere: si mangerà sempre bene, anche se la cucina ("focularu") è spenta. 4. A CASA ‘I FORGIARU, SPITU ‘I LIGNU. In casa di fabbro, spiedo di legno. Il colmo dei colmi: il fabbro usa lo spiedo di legno e non quello di ferro. 5. ‘ A CCHIU BRUTTA È ‘A CUDA ‘U SI SCORCIA. La più brutta da scorticare è la coda. La parte conclusiva
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