LOCRI E LA LOCRIDE tiziano.rossi@libero.it
Secondo alcuni studiosi, il nome di Africo potrebbe derivare dal greco Aprìcus: arioso, spazioso, soleggiato, proprio in virtù della sua posizione esposta al mare. Secondo altri, invece, il nome deriverebbe da Aprokos: "la schiuma" o, per meglio dire, "il meglio di ciò che sarebbe rimasto degli antichi abitantti di Tisia, sorta sullo stesso territorio".
Tra le tante cose da visitare in paese segnaliamo:
- i ruderi dell'antica città di Africo Vecchio, scomparsa sotto le macerie di una disastrosa frana che, nel 1951, sotterrò il paese quasi completamente;
- la chiesa di San Leo: piccolo edificio rettangolare di origine brasiliana, con annesso monastero di San Leone d'Africo.
Attrazioni principale: il ballo della tarantella nelle feste di matrimonio e la gastronomia, il cui piatto tipico è costituito dalla "carne di crapa bollita alla pastora con l'aggiunta di particolari aromi, inseriti seguendo un determinato ordine".
AFRICO
Piccolissimo paese che sorse intorno al 1300, nei pressi di un antichissimo Monastero Basiliano che ha dato il nome al piccolo centro abitato: Monte d'Agnana.
Il paese, che visse per secoli sotto gli antichi feudatari del luogo, riuscì a sfruttare appieno le locali miniere di lignite e antracite, rendendosi economicamente autosufficiente.
Le cronache del tempo narrano che, nel 1882, l'antracite estratta fu impiegata nella costruzione della tratta ferroviaria Roma - Frascati. Si narra pure che il giorno dell'inaugurazione, il treno prese il via tra applausi e grida d'entusiasmo che resero merito alla Calabria: "Viva l'Italia", "Viva La Calabria", gridavano, infatti.
Luoghi da visitare: - le sorgenti d'Acqua minerale: - la Chiesa di San Basilio Magno (Patrono della città); - la Chiesa Matrice o di S. Maria della Misericordia.
AGNANA
Anche se Antonimia è stata fondata verso il XV secolo, da alcuni pastori del luogo, la località è famosa sin dall'antichità per le "Acque Sante Locresi", così dette perché riuscivano a curare diverse malattie.
Tra i punti di attrazione turistica ricordiamo la Chiesa Parrocchiale di San Nicola di Bari eretta nel 1605; poi riedificata e poi ancora distrutta.
Suggestivi sono i paesaggi rocciosi che vengono incontro ai visitatori, invitandoli a trascorrere una vacanza tra gli scorci panoramici che risultano unici nel loro genere.
Si pensa, ma non è detto che sia così, che il paese tragga il suo nome da un abitante del luogo di nome Antonio Mina (Antoni-mina); la supposizione è da smentire in quanto il cognome Mina risale ad epoche recenti.
ANTONIMINA
Ardore Superiore è situata a ridosso di una collina dall'alto della quale il panorama della marina appare più incantevole e piu bello di quello che realmente è.
Il centro storico è molto bello, con le sue case, la sua piazza, il Castello feudale e le stradine silenziose dove sembra ancora pulsare la vita del passato.
Ardore Marina si presenta accogliente ed ordinata come tutt'i paesi turistici della Locride che ci tengono alla ricettività turistica.
Nella vicina località Bombile, troviamo un magnifico Santuario intestato alla Madonna della Grotta, meta di molti pellegrinaggi provenienti anche dalla non vicinissima Sicilia. La chiesetta a forma di grotta è scavata nella roccia di tufo per arrivare alla quale bisogna percorrere una scalinata di 141 gradini.
Accanto al Santuario troviamo un vecchio convento, le cui celle risultano anch'esse scavate nella roccia come la chiesetta.
ARDORE
Il paese, anticamente detto "Buonostare" (stari-bonu), è situato in un'altura che domina buona parte della fascia costiera, mettendo in risalto il verde cupo della vegetazione che sfocia nell'azzurro intenso del mare.
Anticamente Benestare faceva parte del grande Feudo di Bovalino; soltanto ai primi dell'Ottocento divenne comune a sé.
Entrando in paese, dopo una serie di curve che, a tratti, mostrano e nascondono il paese, ci viene incontro la Chiesa Parrocchiale, dotata di uno splendito altare di manifattura Rinascimentale.
Da visitare: - Il Municipio vecchio in Piazza San Giuseppe; - la chiesa della Madonna della Catena, d'Eta' medievale; - la Chiesa del SS. Rosario; - il Convento di Santa Maria del Gesu'.
BENESTARE
La cittadina di Bianco - il cui nome si riferisce senz'altro alle chiare colline argillose che la circondano - come tutt'i paesi della fascia costiera ionica, ostenta la sua bellezza paesaggistica affacciandosi su una spiaggia, davvero incantevole.
La storia di Bianco, senza dubbio, risale al periodo in cui giunsero i primi colonizzatori ellenici che, giungendo da Oriente fondarono la grande e gloriosa colonia di quella che fu l'antica Locride.
L'attrazione turistica di Bianco è senz'altro offerta dal Duomo intestato a "Tutti i Santi", dove spicca la vecchia statua di Santa Caterina (secolo XV).
Da visitare il santuario della Madonna di Pugliano di epoca incerta, attuale patrona del paese alla quale è dedicata la sfarzosa e affollatissima festa di Ferragosto.
Nel borgo detto del "Crocifisso" esistono ancora i ruderi del vetusto Convento di Santa Maria della Vittoria e in contrada Pardesca si possono ancora notare i resti della chiesa di Santa Maria del Soccorso.
Ma Bianco è conosciuta anche per la produzione del così detto "Vino Greco", ormai D.O.C., esportato ovunque a grande richiesta.
BIANCO
Bivongi, situata ai piedi del Monte Consolino, presenta un centro storico d'origine medievale dotato di una rete di vicoli, alcuni dei quali convergono sulla piazza principale del paese, comunente detta "il tappeto degli emigranti".
Ai turisti consigliamo di visitare, la bellissima Piazza V. Emanuele, il Museo della Civiltà contadina, la Chiesa di San Giovanni Decollato e la "Piazza Vecchia", cinta da vecchie case nobiliari.
Di grande richiamo turistico è la festa di Maria Santissima Mamma Nostra, celebrata ogni anno con enorme partecipazione di curiosi e fedeli provenienti da ogni dove.
Non lontano da Bivongi, possiamo ammirare il vecchio Monastero Greco-Ortodosso di San Giovanni Theristis, di fondazione bizantina (X secolo), oggi ristrutturato e abitato da alcuni fratelli bizantini provenienti dalla Grecia.
Belle risultano le passeggiate che portano alla "Cascata del Marmarico" o ai vecchi mulini o alle vecchie miniere facenti parte delle ferriere e Fonderie di Calabria.
BIVONGI
Bovalino Marina è una magnifica cittadina lambita da una splendida spiaggia dove ogni anni, in estate, accorrono migliaia di turisti da ogni parte d'Italia per bearsi del mare pulito e incantevole.
Ma il paese, grazie ad un prospero e notevole entroterra, gode anche di un graduale sviluppo economico offerto da moltissime attività commerciali.
Spostandoci dalla marina, percorrendo la vecchia S.S. 112, si raggiunge l'antico Borgo medievale che, ancor oggi, è chiamato col nome originario di Motta Bubalini (secolo XI), del cui Castello, fortificato ad opera di Ruggero il Normanno, nonostante l'incalzare del tempo, rimangono i ruderi delle mura di pietra ed un piccolo gruppo di case risalenti al Settecento.
L'attrazione turistica del vecchio paese è offerta dalla bella chiesa di Santa Maria della Neve e del Rosario.
BOVALINO
La Sperlinga, primitivo abitato d'origine greca, anticamente ha costituito la prima cellula urbana esposta ai continui assalti dei Saraceni che tormentavano continuamente le coste joniche, seminando lutti, incendi, violenze.
La gente del luogo, costretta, allora a spostarsi su un "belvedere" a forma di "branca di leone", a circa 400 mt s.l.m., fondò Mottaleonis, l'odierna Brancaleone, sulle cui alture si erge la maestosa torre di avvistamento d'origine medievale.
Nessuno meglio di Cesare Pavese, poteva parlare delle bellezze di Brancaleone! La gente nel cui petto batte "il cuore del Sud", asseriva lo scrittore piemontese, affascinato dalla gentilezza e dall'ospitalità della persone.
Attrazioni principali sono: il Castello medievale; la Chiesa dell'Annunziata; le Grotte e la Torre di Sperlinga e la Torre di Vedetta di Brancaleone Marina.
BRANCALEONE
Bruzzano Zeffirio o "Capo Zefiro", per dirla col nome d'origine, e' stata fondata durante la colonizzazione della Locride da parte dei Greci e deriva il proprio toponimo senza dubbio dalla lieve brezza primaverile che rende gradevole il clima del luogo.
Come tutti gli altri paesi della costa jonica anche Bruzzano fu "visitata" dai Turchi che, durante il secolo XI, la usarono come "quartiere generale" per preparare gli assalti ai paesi della zona, insediandosi su un'altura, detta "Armenia".
E, proprio in questa zona, sono stati riportati alla luce i ruderi di un antico castello, appartenuto ai primi Feudatari, tra cui i Principi Carafa che, per onorare il passaggio di Giuseppe Bonaparte, costruirono un imponente Arco Trionfale (correva il 1801).
Altri luoghi degni di essere visitate sono: - la Chiesetta della Catena; - la Chiesa dell'Annunziata; - i ruderi di Bruzzano Vecchia sull'altura "Armenia"; - la zona archeologica.
BRUZZANO
La città di Camini sorge tra i picchi rocciosi di punta Stilo ed è circondata da una folta vegetazione di vigneti ed uliveti.
Il nome Camini potrebbe derivare da Kaminion = Fornaci (delle quali ancora esiste qualche traccia,
Il paese, che raggiunse il massimo del suo splendore nel '500, facendosi conoscere come Contea di Stilo, oggi vive, in prevalenza, di risorse agricole.
Punti di richiamo turistico sono: - "a Turri" (del XVI sec.) che sorge in pieno centro storico abitato;. - le torri Placarite e Vedera (in località Ellera); - il pozzo del XI sec., in Contrada San Leonte, vicino ad una villa patronale.
CAMINI
Canolo Vecchio e' un piccolissimo, ma accogliente, paese dell'entroterra jonico, che vanta un incantevole panorama, situato nel cuore del Parco Nazionale D'Aspromonte.
Il paesino, rannicchiato ai piedi del Monte Mutolo, domina l'intera vallata del Novito, facendosi cingere da alcune cave che si alternano - a tratti - con una foltissima vegetazione.
Paese di origini antichissime, il cui toponimo pare derivi da "Kanalos" = "canale" o "sorgente", forse per la presenza di ricche sorgenti naturali che hanno sempre caratterizzato la località.
Attrazioni turistiche degne di nota sono: il centro storico; la famosa Chiesa della Madonna di Prestarona, meta di continui pellegrinaggi; il Palazzo Nobiliare dei Larosa (d'epoca settecentesca).
Più in alto è, invece, situata Canolo Nuova, che si adagia ad un'altura montana dello "Zomaro"; essendo di epoca moderna non presenta spunti di carattere storico.
Incantevole è il clima, l'aria salubre e l'acqua purissima, richiamo di molti turisti, specialmente in estate.
CANOLO
Caraffa del Bianco trova le sui origine nel XVII secolo, grazie ad alcuni abitanti della vicina Sant'Agata che cercavano un luogo dove costruire dimore di salvataggio per difendersi dai violenti terremoti, soventi della nostra regione.
Il paese, per la sua nascita, deve molto all'interessamento della Famiglia Sotira, ai quali il Principe di Roccella Fabrizio Carafa diede in consegna il territorio. Per onorare la figura del "principe benefattore" il paese venne chiamato Caraffa. L'idea era quella di chiamarlo Fabrizia, ma tale nome era stato già assegnato ad altra città sorta qualche tempo prima.
A caraffa del Bianco c'è da visitare: - la Chiesa della Madonna delle Grazie (il cui interno custodisce una statua marmorea del 1622); - la Chiesa di Santa Maria degli Angeli; - il Santuario di S. Maria delle Grazie; - i ruderi della Torre d'Aragona.
CARAFFA
DEL
BIANCO
L'origine del paese va ricercata nella distruzione dell'antica Pandore o Panduri, ad opera delle terribili scosse sismiche che, durante il XVI secolo, tormentavano la Calabria Ultra Prima.
In seguito alla scomparsa del vecchio paese i cittadini si diedero alla ricerca di un luogo più sicuro - non molto distante del paese distrutto - , e fondarono Careri.
Chi visita Careri - patria del noto saggista Francesco Perri -, si troverà a camminare tra vicoli e vie strettissime, la maggior parte delle quali conducono al belvedere, da dove si rimarrà ammaliati dal suggestivo panorama che, mettendo a nudo la Locride, permette di scorgere "Pietra Kappa", megalite del massiccio Aspromontano.
Da visitare anche la Chiesa Matrice del 1580 e le Terme di Stranuso (antico complesso termale del 1400).
CARERI
Casignana, le cui origini sono ancora incerte e molto discusse dagli storici, si presenta come un minuscolo paese che in Età medievale fu molto conteso dai Signori del luogo, per passare, infine, nelle mani della Famiglia Carafa, allora Signori di Roccella.
L'accogliente, quasi come volesse prenderti per mano, t'invita ad una passeggiata, nel suo centro storico dove ci s'imbatte subito nella chiesa di San Rocco (1773), nel cui interno è possibile ammirare la pregiatissima tela attribuita ad Antonello da Messina.
In Contrada Palazzi potrà essere visitata la grande area archeologica dove si scorgono i ruderi di una struttura romana di età imperiale (III secolo D.C.), ormai nota come "Villa Romana", ricca di pregevolissimi mosaici che sono stati oggetto di studio da parte di autorevoli storici.
CASIGNANA
Caulonia Superiore, colonia achea fondata al principio del VII secolo a. C., nella costa orientale della Calabria, presso il promontorio Cocyntus, fu capoluogo di un piccolo Stato fra le potenti rivali Crotone e Locri.
Ebbe vita florida nei primi tre secoli, come ne fa testimonianza la ricca monetazione, ma nel 389 a. C. venne assediaia da Dionigi di Siracusa e distrutta.
Affidata da Dionigi alla vicina Locri, risorse, dopo la caduta del siracusano, ma non ebbe più importanza politica: all'epoca romana era ormai ridotta ad un misero villaggio.
Sì chiamò, fino al marzo 1863, Castelvetere, da un Castello bizantino o normanno, ma dopo la scoperta del luogo ove esisteva la Caulonia originaria, riprese l`antico nome.
Oggi Caulonia si presenta come una cittadina ricca di storia e affascinante bellezza, grazie alle sue accoglienti piazze, ai vetusti palazzi e alle vie romantiche che s'incontrano passeggiando nel borgo antico.
Tra le attrazioni principali: la Chiesa Matrice (XIV), con il sepolcro marmoreo di Giacomo Carafa, la piccola Abside di S. Zaccaria, la Chiesa del Rosario (con un pulpito di legno del 1700 di maestranze serresi), la Chiesa dell'Immacolata (con all'interno una statua lignea del Cristo alla Colonna, considerata monumento nazionale) e molte varette le quali ogni anno il Sabato Santo sono portate in giro per il paese, dalle due antiche congreghe (del Rosario e dell'Immacolata), dando luogo ad una suggestiva processione chiamata Caracolu (lasciata in eredita dalla lunga occupazione Spagnola).
Altra grande attrazione popolare e' la "Tarantella Power" dove, per un'intera settimana del mese d'agosto, si potranno seguire corsi musicali di strumenti tradizionali e di ballo della Tarantella. La settimana di tarantella è allietata dalla presenza di Eugenio Bennato, ideatore e fondatore della manifestazione.
Splendida Caulonia Marina, ormai consacrata come centro turistico di grande importanza, caratterizzato da un'incantevole area verde, dotata di parco giochi, gazebo, fontane ed altre strutture ludiche.
CAULONIA
Il paese, che impera dall'alto della spaziosa Vallata di Platì, rappresenta una delle località collinari più incantevoli della Jonica.
Il centro storico di Cimina' si presenta come un groviglio di vicoletti che imprigionano il visitatore tra le tante casette di pietra coperte dai tipici coppi d'argilla, comunemente detti "giaramidi".
Incantevole è la vista della vallata che appare gettando l'occhio dalle alture del paese; da qui appaiono i colori cangianti dello Jonio e i massicci rocciosi del Monte Tre Pizzi che sovrasta il centro abitato.
Dal punto di vista ricreativo, il paese ha molte cose da offrire:
- il famoso Carnevale Ciminese. - La Via crucis vivente. - "Mani in Pasta" e "Festa dell'emigrante": due attese manifestazioni in cui predomina l'aspetto culinario. - Il "Presepe vivente", che chiude il ciclo delle manifestazioni annuali.
CIMINA'
Parlare con precisione della città di Ferruzzano e delle origini è un po' complicato in quanto la gente del paese si spostava dal mare alla collina e dalla collina al mare, in cerca di un posto sicuro per potersi difendersi dalla continue scorrerie turchese, ma anche per trovare proteggersi dai continui terremoti che insidiavano la degli abitanti.
Ferruzzano Vecchia o Vetere, nata come Casale di Bruzzano, diventa Comune a sé solo nell'Ottocento, quando ormai il suo ricchissimo e secentesco patrimonio storico era stato completamente danneggiato dai vari sismi che, nel passato, si susseguirono, privando il piccolo paese della propria identità storica.
Da visitare la secentesca Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Battista e la Torre di Vedetta: rudere della costruzione a pianta circolare, d'epoca cinquecentesca.
FERRUZZANO
Graziosa e antichissima cittadina situata nel cuore del Parco Nazionale d'Aspromonte, a stretto contatto con la roccia, dall'alto della quale gli scenari che appaiono alla vista sono a dir poco meravigliosi.
L'antico nome Jerace, deriva senza dubbio da Jerax (sparviero). Secondo la leggenda "un gruppo di Locresi, scampati alle scorrerie saracene, guidati di notte da uno sparviero si rifugiarono sulla sommità della rupe e fondarono Jerax".
Il centro abitato è stupendo, le viuzze silenziose, le piazzette, le vestigia del Castello, la Cattedrale bizantino-normanna, la Chiesa di San Francesco col suo marmoreo altare e i portali in granito rubano la dolcezza di qualunque visitatore.
Gerace gode di un ricco e proficuo artigianato della terracotta, che per secoli è stato il richiamo di un turismo che va sempre ad aumentare.
Tra le moltissime cose da visitare ricordiamo: il Castello Normanno, fondato in età bizantina. - Le Porte Urbiche della Bombarda, del Borghetto e del Tribune. - La Cattedrale (dell'Assunta), d'età bizantino-normanna, dichiarata Monumento Nazionale. - La Chiesetta di San Giovannello d'età medievale. - La Chiesa conventuale di San Francesco d'Assisi, d'età medievale. - La Chiesa di Santa Caterina, d'origine medievale. - La Chiesa dei Cappuccini della Pia Croce, d'origine rinascimentale. - La Chiesa di Santa Maria del Mastro. - La chiesa di Santa Maria di Monserrato, d'origine medievale e via di seguito, per non finire più…
GERACE
Superbo ed affascinante borgo di Età medievale, incastonato in un ridente paesaggio, dove la storia, attraverso le viuzze suggestive e le casette romantiche del centro storico, addossate l'una all'altra, racconta di un vecchio mondo ormai scomparso per sempre.
La leggenda vuole che una bellissima ragazza, andando di notte al suo primo appuntamento d'amore con un pastore del luogo, precipitò dalla rupe e si sfracellò: la ragazza si chiamava Giojosa e il nome rimase attaccato alla località dove adesso sorge la vecchia Motta Giojosa.
Di grande interesse turistico sono senza dubbio gli accattivanti scorci panoramici, ma vi sono dei monumenti d'importanza nazionale che si presentano ricchi di storia ai molti visitatori e studiosi che continuamente onorano il paese con le loro visite:
- il Castello Medievale che impera sulla vecchia rupe testimonia l'epoca in cui il paese fu assalito e distrutto dalle selvagge orde saracene;
- il Naniglio, di Età Romana, ancor oggi in cerca un'identità storica, attende una definizione ben precisa che gli studiosi, perdendosi in inutili diatribe, non riescono a dare con certezza: tempio dedicato al dio Mitra? Complesso termale? Villa patrizia romana? Santuario delle ninfe? In tutt'i modi il toponimo pare voglia derivare da naus helios: tempio del sole o luogo sensa sole.
Anticamente Gioiosa era famosissima per i suoi mastri vasai (gragnari) che, servendosi di antichissime tecniche producevano utensili per la casa di svariate forme e dimensioni: bùmbuli (orci), cortare (brocche), cugnetti (recipienti per la conservazione di alcune scorte alimentari).
Ricco di varianti e di colori si presentava la saja della maddamma (donna che indossava il costume tradizionale), la cui ultima edizione era nata in occasione della morte di Gioacchino Murat.
Richiamo turistico di Gioiosa è il mercato domenicale, nato in occasione della festa di Santa Caterina d'Alessandria (allora patrona del paese) e la grandiosa processione interamente ballata che, dalle nove del mattino, si protrae fino alle ore 21: la più lunga che si conosca in Italia.
Superba e sontuosa è la chiesa dell'Addolorata, situata lungo la via Cavour, dove si possono ammirare opere d'arte di famosissimi scultori e pittori.
Molto suggestive si presentano alcune necropoli di Età Greca e Romana, riportate alla luce in pieno centro abitato ed anche nelle immediate periferie del paese: S. Antoio, Annunziata, Santa Maria, Castellano, Drusù, ecc..
GIOIOSA
IONICA
Gioiosa Marina è la consorella di Gioiosa Ionica; ambedue formavano anticamente un unico Comune che si divise dopo un lunghissimo tratto di storia, durato dall'Età medievale fino al termine dell'ultima guerra.
La Marina (come in genere diciamo nel linguaggio parlato) è una bellissima cittadina che gode di una spiaggia che non ha nulla da invidiare ai più lussuosi centri balneari d'Italia. Il mare trasparente e cristallino ha, infatti, piu volte conferito al paese il titolo di "Bandiera blu" nazionale.
Nelle prossimità della stazione ferroviaria possono essere ammirati due ruderi che, storicamente, hanno molte cose da raccontare ai turisti di oggi:
- il Teatro della Roma imperiale (II-III sec. d. C.) che ancor oggi è sede d'importantissime manifestazioni culturali;
- la vecchia Torre d'avvistamento, detta del Cavallaro, d'eta' cinquecentesca;
- la Torre Galea, anch'esa d'avvistamento e d'Età cinquecentesca;
- ormai coperte dal mare sono le vestigia dell'importantissimo "Porto Romechium", che ogni tanto, una rilevante bassa marea ci fa vedere per alcune ore, prima di ricoprirlo...
Tra le tante attrazioni turistiche, segnaliamo soltantto la Festa della Madonna del Mare o del Monte Carmelo, che si celebra la seconda domenica d'agosto e, nel periodo natalizio, la Sagra del "Torrone più lungo del mondo".
GIOIOSA
MARINA
Il caratteristico paese fu, anticamente, il nascondiglio dei Monaci Bizantini; ce lo dice il toponimo Krypteria, che sta a significare, appunto, eremo o rifugio.
Grotteria, che fu anche dimora degli insediamenti romani, come molti altri paesi della fascia ionica, nacque e, gradatamente, si espanse intorno all'antico Castello, divenendo un importante capoluogo feudale con numerosi casali.
Il centro storico cittadino, col fascino delle sue casette addossate l'una all'altra, avvolto in un alone da favola.
Tra i luoghi da visitare ricordiamo la vecchia Chiesa Matrice, dentro la quale dimora una pregiata statua, di autore ignoto, che rappresenta una Madonna col Bambino, e un olio del '500 raffigurante Il Crocifisso, anch'esso di fattura ignota.
Storicamente Grotteria è stata un'importante Contea, sotto la cui amministrazione feudale erano posti alcuni centri urbani della Locride, tra cui Martone, San Giovanni di Gerace, Siderno e gran parte di Gioiosa Jonica.
Molte sono gli storici palazzi che diedero i natali ad alcune nobili e illustri famiglie di Grotteria, tra cui: - la famiglia Palermo, alla quale appartennero i patrioti risorgimentali G. Battista, Nicodemo e Nicola Palermo. - La Villa Lupis Crisafi. - La casa della Famiglia Falletti, proveniente dal Piemonte. - In Via V. Emanuele troviamo la storica abitazione di Giuseppe Cavalieri, rifinito scultore e pittore, nato nel 1829 e morto 1880.
GROTTERIA
La nascita di Guardavalle si aggira intorno al XIII secolo, periodo in cui gli abitanti della fascia costiera, per difendersi dalle devastazioni turchesche, fuggirono verso l'interno per rifugiarsi sulle colline per fondare Guardavalle Superiore.
Chi si reca a visitare la cittadina, s'imbatterà in vecchi palazzi signorili, come il Palazzo Sirleto (di stile tardo rinascimentale); il Palazzo barocco degli Spedalieri; il cinquecentesco Palazzo dei Salerno; quello dei Falletti; l'edificio di culto Arcipretale, dove sono custoditi alcuni capolavori come, ad esempio, un settecentesco dipinto di Tommaso Martini (1689-1747) ed un crocifisso ligneo di maestranze serresi del XVII secolo.
Per gl'intenditori di storia antica la passeggiata tutistica propone una visita alle torri di difesa come Torre Vinciarello, Torre di Nena e Torre Giordano.
Tra le tradizioni vengono segnalate quelle artigianali e quelle religiose che fanno capo alla "Settimana santa" e la "Festa di Sant'Agazio", patrono del paese.
GUARDAVALLE
Quando si parla di Locri si parla degli antichissimi colonizzatori della Magna Grecia, grazie ai quali Locri ebbe nobili origini. A conferma stanno le vestigia di Locri Epizephiri, rinvenute ad un paio di chilometri dall'attuale centro cittadino.
Gli scavi archeologici raccontano dell'importanza che aveva la città - fondata nel settimo secolo a. C., - patria del Legislatore Zaleuco, che regalò al mondo interò il primo Codice di leggi scritte.
Locri fu patria della poetessa Nosside; di Timeo, maestro di Platone; di Agesidamo, pugile vittorio ai giochi di Olimpia e moltissimi altri illustri personaggi.
Oggi Locri è una modernissima "città", sede di importanti uffici pubblici e sede della Curia Vescovile.
Il paese ostenta i suoi antichi lussi, mostrando ai visitatori palazzi nobiliari sparsi lungo la città al cui centro è posta una lussureggiante villa comunale.
Importante il vasto parco archeologico dove sono visibili i resti del Tempio Jonico di Marasà, col famosissimo altare, dal quale i sacerdoti innalzavano le offerte agli dei.
Da visitare il quartiere degli antichi artigiani di "Centocamere", dove ancora è visibile il forno dove venivano cotti gli utensili d'argilla usati nelle famiglie della Locri antica.
Il Teatro Greco-Romano e l'antiquarium, offrono una chiara testimonianza dello splendore antico di una Locri gloriosa e potente fino all'arrivo dei Romani che se la contesero coi Cartaginesi per espandere il proprio dominio economico e strategico.
LOCRI
Chi visita Mammola non può fare a meno di portare con sé il meraviglioso ricordo di una cittadina alacre e silenziosa e un paesaggio pittoresco che costituisce senza dubbio una suggestiva via d'accesso allo splendido Parco Nazionale d'Aspromonte.
Le origini della città si perdono al solito doloroso clichè storico delle invasioni turchesche che costringevano gli abitanti ad arretrare per sfuggire alle violenze devastatrici di un popolo servaggio che seminava terrore ovunque mettesse piede.
Mammola trovò scampo rifugiandosi tra le montagne, dall'alto delle quali poteva controllare l'arrivo e la partenza dei disumani saccheggiatori.
Ma la storia del paese è legata pure alla presenza dei monaci Bizantini che diedero il via ad un fiorente allevamento del baco da seta e alla costruzione dei mulini ad acqua, linfa vitale per l'agricoltura del luogo che cominciò gradatamente a prosperare.
Alla storia del monaci Bizantini si accosta quella, ancora più importante, dell'Eremita San Nicodemo, che iniziò il grande lavoro di edificazione intorno a Cenobi e monasteri che, a lungo andare, diedero origine alla nascita del paese. Col trascorrere dei secolo, l'alacre Eremita, per volontà Suprema divenne Santo protettore di Mammola.
Meraviglioso è il centro storico cittadino: senza dubbio, uno dei più belli e più visitati della Calabria.
Da visitare: l'Abbazia di san Biagio (X sec.); il Santuario di San Nicodemo; il Monastero del Kellerana (X sec.); il Museo santa Barbara, dove si possono ammirare i capolavori dell'artista locale Nick Spatari e di altri artisti internazionali; il Palazzo dell'onorevole Del Pozzo (promotore assieme al Cav. Francesco Pellicano, della vecchia tratta ferroviaria Marina di Gioiosa-Cinquefrondi); il Palazzo del Feudatario (sec. XVI); Florido (sec. XVII); Ferrari (sec. XVIII); Piccolo (sec. XIX); Spina (sec. XVIII).
Tra le meravigliose chiese ricordiamo: la Chiesa Matrice (del XI secolo); la Chiesa dell'Annunziata (sec. XVI); di San Filippo Neri; del Monte del Carmelo; di San Giuseppe; il Santuario di San Nicodemo del Bosco, situato sul Monte Kellerana dove il Santo visse in profonda preghiera.
Non occorre dimenticare la festa celebrata in onore di San Nicodemo, patrono della città, che viene celebrata in settembre con gran concorso di fedeli e curiosi che accorrono da larga parte della Locride.
MAMMOLA
Martone è un paesino di appena 600 abitanti. Sorge su una collina che si affaccia sulla Vallata del Torbido ad una altezza di circa 290 metri sopra il livello del mare.
Il paese è caratteristico per le sue stradine disposte quasi in pianura e per le sue sorgenti naturali di Crini (le cui acque si sono rivelate oligominerali e "batteriologicamente" purissime), ma soprattutto perché conserva tuttte le antiche tradizioni religiose e culturali, grazie alle quali i forestieri si trovano bene, in quanto ben graditi e ospitati dagli del luogo.
In località "Gullone" è stata riportata alla luce una necropoli medievale e gli avanzi di una chiesetta bizantina.
Da visitare: - la Chiesa di S. Giorgio Martire Fondata nel sec. XVII; - la Chiesa di S. Maria di Bùcita; - la Chiesetta di S. Anamia (località Gullone); - la Chiesetta di S. Giuseppe; - Chiesetta di S. Nicola di Bari; - il Palazzo del Vescovado (località omonima);
- Torre di Sulleria e resti della Torre Mazzoni; - la Stazione borbonica del telegrafo ottico.
La prima domenica d'agosto viene celebrata la tanto attesa Festa di San Giorgio Martire, durante la quale, sul sagrato della chiesa, viene preparato un mastodontico "albero della cuccagna", per scalare il quale i fedeli si misurano in una gara di vera abilita' e fede religiosa.
MARTONE
Monasterace, che sorge su un'altura ad appena 3 Km dal mare, presenta un'area archeologica di Età magno-greca dove sono stati rinvenuti interessanti reperti arecheologici, attualmente giacenti presso il Museo Nazionale di Reggio Calabria.
Antiche vestigia del Tempio dorico di Apollo Katharsios possono essere osservate sulla spiaggia del paese e moltissimi altri reperti giacciono ancora nei fondali marini della costa.
Monasterace Superiore possiede un centro storico caratterizzato dalla presenza quattro porte urbiche e un Castello d'origine Bizantino-Normanna.
Oltre alla visita alla zona archeologica, ai turisti segnaliamo la caratteristica processione di S. Andrea Avellino, che si svolge ogni tre anni, percorrendo le vie del paese per un'intera giornata attraversando in lungo e in largo l'intero abitato di Monasterace.
MONASTERACE
Il paese, che i Greci lo chiamerebbero "Politzion = piccola città", si presenta ai visitatori come un incantevole e pittoresco borgo medievale che, per alcuni versi, sembra un autentico altorilievo ricavato dalla roccia.
Palizzi fa parte della vasta area autenticamente grecanica della Calabria: non ci si deve quindi stupire se, ancora oggi, a distanza di millenni, gli abitanti del luogo parlano il dialetto neogreco e se le tradizioni popolari sono quelle dell'antica Grecia.
Il paese, che è dominato dal Castello feudale (i cui primi proprietari furono i Ruffo di Calabria), è percorso da una miriade di vicoli e vicoletti sui quali si affacciano antiche abitazioni.
A pochissimi chilometri da Palizzi troviamo la frazione di Pietrapennata, dove può essere ammirata la chiesetta della Madonna dell'Alica.
Una passeggiata nel centro storico di Palizzi e' salutare e invita la mente ad immergersi nell'atmosfera del passato per qualche minuto. Ne danno prova la stupenda Chiesa Parrocchiale di S. Anna e la Chiesa parrocchiale di Palizzi Marina.
PALIZZI
La romanica Pazzano, che sembra "rannicchiata" tra Monte Stella e Monte Consolino, un tempo era famosa per l'estrazione di limonite durante il periodo Borbonico.
Il nome originario del paese (gia' Casale di Stilo) sarebbe stato Paccianu: possesso di un paccius (?).
Il centro urbano si presenta con una serie di case disposte a terrazze, una sull'altra e collegate per mezzo di un intreccio di vicoli, stradine e scalinate esterne, percorrendo le quali, il visitatore ha l'impressione di passare da un paese all'altro nel giro di pochi secondi.
Come centro di raduno cittadino si pone la "Piazza", accanto alla quale sorge la monumentale "Fontana Vecchia".
A qualche minuto di cammino, percorrendo le falde di Monte Stella, troviamo la Laura eremitica (con annesso convento medievale), scavata nella roccia di granito, risalente al secolo XI. Nel suo interno si conservano alcuni affreschi d'epoca bizantina e una singolare statua in marmo bianco - presumibile fattura Gaginesca - rappresentante la Santa Vergine.
PAZZANO
Placanica è uno dei pochi paesi della Calabria che, alla particolare bellezza ambientale, unisce la grande ospitalità, tipica della gente di Calabria.
Chi visita il paese non può fare a meno di dare un'occhiata all'interessante chiesa di San Basilio Magno, dentro la quale si può ammirare una significativa tela di San Gennaro (del XVI secolo), uno splendido Tabernacolo (probabilmente di scuola Gaginesca) ed un busto ligneo raffigurante Sant'Emidio patrono del Paese (opera di V. Zaffino).
Di grande interesse è l'artigianato tessile (specie per quanto attiene ai lavori all'uncinetto) praticato dalle donne del luogo che nel periodo estivo organizzano delle splendide mostre dove vengono esposti i capolavori nati dalle loro abili mani.
Sotto il profilo religioso è il caso di segnalare il culto per la Madonna dello Scoglio, richiamo di numerosissimi pellegrini provenienti da ogni parte della Calabria.
PLACANICA
A circa 300 metri sopra il livello del mare troviamo Platì, a ridosso delle pendici dell'Aspromonte.
La storia del paese non si discosta molto da quella dei paesi vicini: incursioni saracene, terremoti, passaggi di proprietà tra feudatari, ecc..
Oggi Platì propone di visitare:
- la Chiesa Matrice (di Santa Maria di Loreto): edificio di culto fondato in età rinascimentale, eletto a Parrocchia nel 1704. Distrutto dal terremoto del 1783, fu riedificato ne 1788. Ancora danneggiato dal sisma del 1904 e del 1908 venne di recente rimpiazzato dalla Chiesa Nuova;
- la Chiesa di San Pasquale: eretta nel 1720 e nel 1888 intitolata a Maria SS. del Rosario. Danneggiata dal terremoto del 1908, fu riparata nel 1924.
- le Cascate dello Schioppo e in località Fossette, dove si puo ammirare la necropoli romana di età imperiale.
PLATI'
Il Santuario di Polsi, che sorge a 820 s. l. m., nel fondo della valle situata ai piedi del Montalto, trova le sue origine me lontano 1144, anno in cui Ruggero il Normanno diede il permesso di edificarlo.
La così detta festa della Madonna della Montagna, che ha luogo il 2 settembre con una grandiosa processione, è meta di numerosi pellegrinaggi che si concentrano, per lo più, in maggio in settembre.
Interessante è la nota folkloristica secondo la quale moltissimi devoti, anzicchè offrire soldi al passaggio della Madonna, preferiscono seguire l'antica tradizione ed offrire doni in natura, come mucche, capre e pecore.
Altra nota tipica della festa è che i fuochi d'artificio, anzicchè essere affidati alle ditte specializzate, vengono afidti alla generosità della gente del popolo che provvede da sé.
Bellissima è la leggenda che si tramanda da padre in figlio circa le origini del Santuario. Si dice, infatti, che "Un bue, disperso perche si era allontanato dalla mandria, fu ritrovato dopo alcuni giorni, intento a scavare con le zampe e con le corna una croce di ferro di forma greca, inginocchiandosi dinnanzi ad essa in atto di adorazione".
A vedere il bovino sarebbe stato il Conte Ruggero che, dopo aver fatto edificare il Santuario, diede ordine di conservare la croce (la stessa che attualmente è custodita nella Teca d'argento offerta dai messinesi nel 1632).
Sul luogo in cui fu rinvenuta la croce apparve la Vergine che promise molte grazie ai fedeli, se avessero edificato un tempio a Lei intestato, e a quanti si sarebbero recati in pellegrinaggio a renderLe visita.
POLSI
Anticamente Portigliola era chiamata "Paleopoli" ovvero "città antica", forse perché nacque nei pressi di Locri Epizephiri. Col passare dei secoli assunse il nome del torrente omonimo, vicino al presunto porto locrideo (ce lo fa pensare lo stesso nome Portigliola: aiuola del porto).
Moltissimi sono i reperti archeologici rinvenuti sul territorio di Portigliola, come il Teatro Greco-Romano; le Necropoli dell'antica Locri; la roccaforte di Castellace, citata da Tito Livio quando racconta l'assalto di Annibale alla città; la Torre dei Corvi, ecc..
Da visitare la Chiesa Parrocchiale di San Nicola di Bari di eta' secentesca e la Fontana Monumentale risalente all'Ottocento.
PORTIGLIOLA
E' inutile dire che la città di Riace è ricordata per il rinvenimento dei famosi due bronzi, che possono essere ammirati presso il museo nazionale di Reggio Calabria.
Il paese si presenta con le vesti di borgo, ricco di portali e case nobiliari, tra le quali va quella dei Pinnarò, attualmente sede dell'Associazione Città Futura, dove si conservano documenti e oggetti appartenuti all'anzidetta famiglia.
Ma Riace è ricordata anche l'importante festa dei SS Medici Cosma e Damiano, irresistibile richiamo per i molti pellegrini provenienti da ogni parte della Calabria per offrire ai Santi Medici ex voto in cera raffiguranti le parti del corpo colpite da malattia, per la quale si chiede l'intervento miracoloso dei venerati taumaturghi, Cosma e Damiano.
D'importanza storica è anche la chiesa di San Nicola, che si consiglia di visitare.
RIACE
Roccella Jonica è stato uno dei primi paesi che sin del Medioevo ha abitato la fascia costiera della Locride.
Un probabile significato del suo nome potrebbe essere quello lo lega alla alla parola "roccia" (non si dimentichi che i ruderi del vecchio Castello normanno sorgono proprio su uno sperone roccioso).
Antichissime sono origini di questo nobile paese, per secoli governato dalla Famiglia Carafa, specie nella persona di Fabrizio Carafa.
Nel 1871, in Contrada Melissari furono rinvenute due colonne granitiche di Età Romana, che pare facessero parte dell'Ara di Castore e Polluce, edificata ad opera dei Locresi sulle rive del fiume Allaro, dove, nel 550 a. C., avvene la famosa Battaglia della Sagra che ha visto impegnati 130.000 Crotoniati contro 15.000 Locresi. Attualmente le due colonne ostentano la loro imponenza sul lussuoso lungomare, fiore all'occhiello della ridente e accogliente cittadina.
Ma una delle attrazioni, a livello mondiale di Roccella Ionica è il tanto importante "Festival Jazz", che si svolge ogni anno nel mese di Agosto nell'ampio Anfiteatro situato ai piedi del vetusto maniero. Manifestazione alla quale accorrono i migliori jazzisti del "pianeta musica" con gran concorso di spettatori che accorrono da ogni parte d'Italia.
Punto di riferimento religioso e' il grazioso Santuario della Grazia (1545), il cui interno è arricchito da uno secentesco dipinto di Pietro Novelli da Monreale che ha voluto rappresentare il miracoloso interevento della Vergine nei riguardi di un'imbarcazione, con a bordo dei marinai, destinata ad essere inghiottita dalle onde devastatrici del mare durante un'indomabile tempesta.
ROCCELLA
Paese fondato, senza dubbio, dai primi visitatori ellenici che, approdando sulle nostre coste, fondarono prosperose colonie. Furono loro a fondare Samo, alla quale diedero lo stesso nome di una città della patria d'origine.
Un'antica leggenda vuole che in questo paese sia nato "Pitagora". Ma non è detto che ciò non possa essere vero.
Certo è, invece, che qui si trovino i ruderi dell'antico Castello di Crepacuore (come veniva chiamata Samo fino ai primissimi anni del Settecento), che si ergeva da un lieve promontorio.
Nelle vicinanze dell'abitato si scorgono i resti della vecchia Samo, distrutta dal devastante sisma del 1783. E non si sa per quale motivo, i cittadini del luogo, osservando gli avanzi del vecchio paese, con molto convinzione affermano che si tratta dei ruderi del "Castello di Pitagora".
Tra le tante cose belle esistenti in paese, Samo ne offre due in particolare:
- l'acqua purissima e benefica che sgorga dalle sorgenti di "Pizzica";
- la significativa festa del patrono San Giovanni Battista che si celebra il 24 giugno.
SAMO
Minuscolo paese formatosi intorno al XVI secolo in seguito ad un terremoto che costrinse molti abitanti a lasciare le alture per rifugiarsi lungo le zone costiere.
Entrando nel centro storico cittadino il visitatore rimarrà stupito della caratteristica piazzetta sulla quale si affacciano la maggior parte delle antiche case nobiliari, tra cui il prestigioso vecchio Palazzo Vitali
Bella e interessantissima è la cinquecentesca Chiesa Matrice o di Sant'Ilarione Abate.
Confinante con Sant'Ilario Superiore è la frazione Condojanni (di età antecedente a Sant'Ilario) che vanta il rinvenimento di numerosi reperti archeologici attestanti la vetustà dei tanti centri abitati della zona.
Chi si reca a visitare Condojanni non può fare a meno visitare la Chiesa di Sant'Antonio Abate risalente al X secolo e rifatta nel 1930.
Antichi portali di palazzi baronali si affacciano sulle stradine silenziose, come pure la chiesetta bizantina di Santa Caterina, oltrepassando la quale arrivaa ad un ampio belvedere dal quale lo sguardo domina l'intera panoramica della fascia costiera jonica.
Il paese, riserva per i turisti la visita ad una torre quadrangolare di costruzione Saracena e i ruderi del maestoso Castello Normanno che, nonostante il trascorrere dei secoli , conserva ancora tratti delle mura di cinta.
Attrazione di rilevante importanza è la caratteristica festa di Sant'Ilarione Abate che si celebra la seconda Domenica di Ottobre.
SANT'ILARIO
Il paese sorge abbarbicato al Monte Cerasia, in piena area Grecanica del Parco Nazionale D'Aspromonte. Si tratta di un minuscolo borgo d'Età medievale rimasto legato alle sue antiche tradizioni popolari che, ancor oggi, lo caratterizzano.
Il nome di Staiti prende origine dagli Stayti D'Aragona ai quali rimane legato, pur passando, più tardi, sotto il domino dei principi Carafa.
Dunque un microscopico borgo - si fa per dire - che non molto si presta ad essere visitato in auto, per via dei suoi vicoli e vicoletti intrecciati con piccole case che, nonostante il trascorrere dei secoli, non si sono fatte contaminare dal moderno.
Girovagando per le vie anguste del paese ci s'imbatte nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria (tipico esempio d'architettura barocca), nata in seguito alla Battaglia di Lepanto (1571), come ringraziamento e a memoria della la sconfitta definitiva dei Turchi.
Nelle adiacenze di Staiti sono da visitare: la Chiesa di S. Anna, patrona del paese e i ruderi bizantini della Chiesa di Santa Maria dei Tridetti, nata verso il XI secolo e scoperta nel 1913 dall'archeologo Paolo Orsi.
STAITI
Sorge su una collina la cui vista si posa sulla Vallata del Torbido, già abitata fin dai tempi della Magna Grecia.
San Giovanni di Gerace si sviluppò nel periodo medievale attorno alla Comunità Basiliana di S. Giovanni Profeta (Precursore e Battista), e andò sempre ad incrementarsi, malgrado le minacce delle continue scorrerie saracene.
Il paesaggio si presenta suggestivo, ameno e pittoresco.
Richiamo per i turisti è la salubrità dell'aria, la mitezza del clima, la purezza delle acque oligominerali offerte da una zona periferica, detta Scialata.
La posizione del paese offre la possibilità di raggiungere facilmente la marina in meno di mezz'ora e in pochi minuti raggiungere la montagna.
Tra i tanti luoghi da visitare vanno ricordati: - le vestigia di stanziamento di antichita classica; - la Chiesetta di Sam Teodoro sorta in eta' bizantina; - la Chiesa di San Pietro Apostolo d'eta' secentesca; - Chiesa Matrice Parrocchiale di Santa Maria Assunta di fondazione medievale; - Santuario di Maria SS. delle Grazie, fondato nel 1848.
S. GIOVANNI
DI
GERACE
San Luca - paese natio del grande Corrado Alvaro - posta nel cuore dell'Aspromonte, è senza dubbio una delle più attraenti e naturali cittadine della costa ionica.
L'accogliente paesino - a prevalente vocazione turistica - offre delle passeggiate in un bellissimo centro storico dove, assieme ad antichi palazzi baronali, si erge la casa natale di C. Alvaro.
Di grade interesse e' l'importantissimo Parco Letterario.
Un grande polo d'attrazione turistica è offerto anche dal Santuario della Madonna di Polsi, luogo in cui, alla bellezza del paesaggio, si unisce la sapiente tradizione popolare della vecchia Calabria. E' qui che - in occasione dell'emozionante festa di pellegrinaggio -, si balla, in modo corale o quasi per obbligo religioso, la tradizionale tarantella, nella sua versione "primitiva", al ritmo cadenzato del tamburello che accompagna la rustica melodia dell'organetto, invitando la gente a perdersi nel ballo, tentatore ed invitante.
Oltre al Santuario di Polsi, a San Luca c'è anche da visitare la Chiesetta bizantina intestata a San Giorgio (X secolo), sebbene ridotta in rudere.
S. LUCA
Il piccolo paese sorge a circa 450 metri sul livello del mare, dalla cui altura lo sguardo può spaziare incontrastato da Capo Spartivento a Punta Stilo.
Situata a 10 KM dal mare e 5 Km dalla montagna, Sant'Agata del Bianco è il posto ideale per soggiornare in assoluta tranquillità, respirare aria salubre e dissetarsi dalle varie fonti di acqua genuina proveniente dalle montagni sovrastanti.
Il paese è sorto nel '400, periodo in cui gli abitanti delle vicine campagne, impauriti dal devastante evento sismico, pensarono di spostarsi in un luogo chiamato "Giardini di Campolaco", dove si unirono in comunità per dar vita ad un nuovo paese, al quale diedeo il nome di Sant'Agata.
Come nel passato, anche oggi il paese gode di un ricco artigianato che prevede la produzione delle tanto richieste "pezzare" (sorta di coperte rustiche confezionate con ritagli variopinti si stoffa riciclata). L'artigianato comprende anche la lavorazione del legno e del ferro battuto.
Sant'Agata del Bianco - che ha dato i natali allo scrittore Saverio Strati -, offre ai turisti ottimi spunti per una bella passeggiata lungo il centro storico cittadino, dove si puo' ammirare la Chiesa dedicata alla Santa omonima e i ruderi del Palazzo baronale appartenuto ad Ignazio Franco, il cui portale risale ad epoca settecentesca.
S. AGATA
DEL
BIANCO
Storicamente la città di Siderno è nata verso l'anno Mille, nei pressi di un antichissimo Kastrum di età Romana, sviluppandosi su un pendio della sommità di un colle a 300 mt dal mare: unico modo per difendersi dalle incursioni saracene che tormentavano continuamente la zona costiera.
Il Feudo di Siderno è sorto come Casato di Grotteria al quale si avvicendarono diversi feudatari fra cui i Ruffo di Calabria, i Caracciolo i Carafa e gli Aragona.
E' stato solo in seguito all'impietoso sisma del 1783 che i cittadini lasciarono il logo originario per trasferirsi alla Marina nei pressi, della già esistente chiesetta, di Maria SS. Di Porto Salvo.
Siderno oggi è uno dei più attivi e rinomati centri commerciali di tutta la fascia Jonica. Il suo panoramico lungomare rappresenta la più grande attrazione turistica della Locride.
Attrazioni di Siderno Superiore sono: - la Chiesa di San Nicola di Bari; - i ruderi del Convento di San Domenico (tra i quali spicca la bellezza del vecchio chiostro): - l'antica chiesa di S.Maria dell'Arco.
Superbi si presentano i palazzi nobiliari dei Falletti, degli Englen-Fragomeli e del De Moja.
SIDERNO
Il paese di Stignano, situato in alto della Vallata Precariti, anticamente fu ambito e conteso dai molti feudatari della Locride.
Il suo superbo centro storico, di Età medievale, conserva gelosamente i gloriosi palazzi nobiliari del Seicento e de Settecento, tra i quali spicca la "vecchia nobiltà" di Villa Caristo, che si richiama alla preziosità dell'Arte Barocca calabrese.
Il paese - sebbene non si può ancora affermare con assoluta certezza - ha dato i natali al grande filosofo Tommaso Campanella. Da un decreto ministeriale degli anni '60 del XX secolo pare voglia confermare che il Campanella sia nato Stignano; in tutt'i modi non bisogna dimenticare che all'epoca della nascita del filosofo Stignano era Contea di Stilo; per cui, per chi si reca a visitare l'antica cittadina Stignano, non può fare a meno di visitare la casa Natale di Tommaso Campanella.
Altri punti da visitare sono: - i ruderi del Castello feudale; - la chiesa di San Nicola: - quella di San Rocco: - la vecchia Chiesa dell'Annunziata; - i ruderi del Convento di San Francesco di Paola; - la torre di avvistamento di San Fili.
STIGNANO
Stilo, che sorge nella Vallata dello Stilaro, dominata dal Monte Consolino, presenta un paesaggio davvero strabiliante e di eccezionale bellezza: per rendersene conto basta solo guardare in alto, sulle alture del paese, dove si possono scorgeno i ruderi del maestoso Castello Normanno.
Assieme a Stignano il paese si contende la prerogativa di avere dato i natali al famoso Filosofo Tommaso Campanella.
Polo di grande attrazione turistica è la celebre "Cattolica", vero gioiello di architettura Bizantina che, come un brillante, sembra incastonata nella roccia.
Dal belvedere della Cattolica appare l'intera vallata dello Stilaro, impareggiabile paesaggio punteggiato di tetti, ancora coperti con le classiche tegola d'argilla (giaramidi).
Nel cuore del paese notiamo: - il Duomo (risalente al XIII secolo), con i suoi richiami gotici e romanici; - l'orientale Fontana dei Delfini; - il Convento di San Domenico; - la Porta Stefanina (d'Età medievale); - la chiesa di San Francesco (d'Età settecentesca); - la chiesa barocca di San Giovanni Therestis.
L'attrazione principale dell'estate è data dall'ormai consolidato e affollatissimo Palio di Ribusa, al cui richiamo visitatori e curiosi accorrono a migliaia.
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